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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Calunnia contro un magistrato antimafia, la Procura generale contro l'assoluzione

Il procuratore generale Sottani ha annunciato il ricorso in Cassazione

La Procura generale di Perugia ricorre Cassazione contro la sentenza dell'1 marzo scorso, con cui la Corte d’Appello di Perugia ha assolto un imputato, condannato in primo grado dal Tribunale, per il reato di calunnia ai danni del magistrato Alberto Cisterna. Lo rende noto il procuratore generale Sergio Sottani.

La vicenda riguarda due interrogatori resi a magistrati della Procura della Repubblica di Reggio Calabria il 10 maggio 2011 ed il 28 giugno 2011 nel corso dei quali l’imputato aveva reso delle affermazioni in cui si ipotizzava che il magistrato Alberto Cisterna, all’epoca in servizio presso la Direzione Nazionale Antimafia, avesse percepito una grossa somma di denaro da un fratello del collaboratore di giustizia per favorire la scarcerazione di altro fratello.

La corte d’appello, dopo aver escluso in modo certo la corruzione del magistrato, ha ritenuto che l’imputato non fosse effettivamente a conoscenza del carattere calunnioso dei fatti di cui era venuto a conoscenza dal fratello, in ragione delle differenti versioni rese rispettivamente dall’imputato e dal di lui fratello.

Al contrario, ad avviso della Procura Generale, l’imputato era perfettamente consapevole della sua attività calunniosa in quanto le affermazioni riguardanti una inesistente attività corruttiva del magistrato sono state portate all’attenzione dei magistrati reggini in due distinti interrogatori ed in un memoriale.

In definitiva, le accuse, rivelatesi infondate, nei confronti del magistrato, secondo la Procura generale, provengono da un soggetto che all’epoca dei fatti si era proposto come collaborante e che aveva tutto l’interesse ad accreditarsi come credibile e che per questo ha operato una commistione tra il dato notorio della occasionale conoscenza del di lui fratello con il magistrato Cisterna ed affermazioni del fratello, contenenti le accuse al magistrato, che non hanno trovato riscontro.

Per queste considerazioni la Procura Generale di Perugia ha proposto ricorso per Cassazione chiedendo l’annullamento della sentenza della corte d’appello perugina.

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