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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Sparare ai cinghiali si può, la Regione risponde al Wwf: "Non è caccia, è contenimento. Basta terrorismo psicologico"

La risposta della Regione al Wwf in merito ai cacciatori sorpresi a sparare nei giorni di silenzio venatorio e denunciati

“Tutte le attività svolte in funzione del controllo della fauna selvatica, anche tramite abbattimento, non sono configurabili come esercizio dell’attività venatoria. Pertanto le limitazioni previste per l’esercizio dell’attività venatoria, tra cui il silenzio venatorio nelle giornate di martedi e venerdi, non sono concernenti le attività di contenimento”.

Wwf, "sorpresi a cacciare il cinghiale nei giorni di silenzio venatorio": denunciati

E’ quanto sostiene l’assessorato regionale alle politiche agricole ed alla caccia, in merito alla notizia, apparsa sulla stampa locale, della denuncia dal parte del Wwf di 60 persone che stavano effettuando battute al cinghiale in Umbria. Tra i compiti specificatamente assegnati alle Regioni – afferma una nota dell’assessorato - vi è il controllo della fauna selvatica al fine di tutelare le produzioni zoo-agro-forestali.

"L’attività di controllo esercitate ai sensi dell’art. 19 della legge 157/92 non possono essere considerate attività venatoria in quanto, anche nella stessa norma, si riconosce che tali controlli possono essere effettuati pure all’interno di zone vietate alla caccia. I piani di contenimento vengono altresì attuati fuori della stagione venatoria ed in orari diversi da quelli previsti per la caccia. Ugualmente anche la legge 394/1991 “Legge quadro sulle aree protette” prevede che nei Parchi, ove l’attività venatoria è vietata, possano essere effettuati abbattimenti selettivi per ricomporre squilibri ecologici".

Quindi, tutte le attività svolte in funzione del controllo della fauna selvatica, anche tramite abbattimento, non possono essere considerate come esercizio dell’attività venatoria. L’assessorato regionale sottolinea come "questi atteggiamenti del Wwf, attraverso l’attività impropria delle proprie guardie, creano soltanto terrorismo psicologico tra gli operatori impegnati nelle azioni di contenimento del cinghiale che ormai sta diventando un problema anche all’interno dei centri abitati delle città dell’Umbria, come peraltro gli stessi organi di informazione hanno evidenziato addirittura per la città di Perugia".

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