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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Quaglia, beccaccia e alzavola (e tante altre specie) "In salvo" fino al 4 ottobre, le associazioni festeggiano lo stop alla caccia

Il Tar dell'Umbria ha sospeso l'avvio della stagione venatoria: "Un risultato straordinario che conferma la necessità della nostra azione a tutela della biodiversità"

Quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna possono stare tranquilli fino al 4 ottobre: non si caccia.

Esultano le associazioni ambientaliste e animaliste per la sospensiva concessa dal Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria in merito all’apertura della caccia nella regione.

Il ricorso contro il nuovo calendario venatorio e l’avvio ufficiale della caccia, presentato da Associazione Italiana per il World Wide Fund Of Nature, W.W.F. Italia Onlus, Lega Italiana Protezione Uccelli, L.I.P.U. Odv, Legambiente Umbria Aps, Lega Anti Vivisezione - L.A.V. Onlus, Lega per L'Abolizione della Caccia, L.A.C. Onlus-Odv, Ente Nazionale Protezione Animali, E.N.P.A. Onlus, difesi dall'avvocato Andrea Filippini, è stato “accolto in toto” si legge nella nota dei proponenti: "Un risultato straordinario che conferma la necessità della nostra azione a tutela della biodiversità. La fauna selvatica non può essere merce di scambio elettorale".

Il Tribunale amministrativo regionale dell'Umbria ha disposto la sospensione dell'avvio della stagione venatoria che la Regione aveva fissato al 18 settembre, per scongiurare “il paventato pericolo che l’apertura al 18 settembre 2022 possa arrecare danni irreversibili al patrimonio faunistico” anche alla luce del fatto che “gli interessi di natura sportiva-privata [...] appaiono tuttavia recessivi rispetto alla protezione faunistica”. 

Le specie nei cui confronti la Regione aveva autorizzato la caccia, in contrasto con il parere rilasciato da ISPRA e che dunque non potranno essere abbattute, quantomeno fino alla udienza che il Tar ha fissato al 4 ottobre, sono: quaglia, beccaccia, alzavola, marzaiola, germano reale, beccaccino, canapiglia, codone, fischione, folaga, frullino, gallinella d’acqua, mestolone, porciglione, tordo bottaccio, tordo sassello, cesena, fagiano e starna, nonché la piccola selvaggina. 

“È inammissibile che la fauna selvatica continui ad essere merce di scambio elettorale e che gli uffici regionali debbano essere sottoposti a pressioni fortissime da parte dei rappresentanti politici del mondo venatorio, mirate semplicemente a fare concessioni ad una categoria di potenziali elettori senza tenere conto dei rischi per la biodiversità e delle responsabilità, anche penali ed erariali, che singoli funzionari sono costretti ad assumere” conclude la nota. 

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