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Cronaca Centro Storico / Piazza Francesco Morlacchi

IMMaginario 2.0, Baudo e Bonolis: “Noi nazional-popolari nel senso buono”

L'ultimo giorno del Festival ha visto quattro mostri sacri della nostra tv analizzare la crisi dell'intrattenimento sul piccolo schermo. Con i due conduttori anche Milly Carlucci e Arbore

“La tv sformata”. Questo il titolo del dibattito andato in scena al teatro Morlacchi nell’ultima giornata di IMMaginario 2.0, il Festival dedicato alla comunicazione. La manifestazione si è svolta a Perugia dal 14 al 24 novembre. Nel giorno del gran finale, personaggi di spicco del panorama televisivo nazionale, quali Sua Maestà Pippo Baudo, Paolo Bonolis e Milly Carlucci, sono stati i protagonisti dell’incontro incentrato sulla crisi in Italia dell’intrattenimento televisivo. A fare gli onori di casa il cittadino onorario di Perugia, Renzo Arbore, mentre il giornalista Marco Molendini ha svolto il ruolo di mediatore.

Guarda il video dell’intervista a Pippo Baudo

Guarda il video dell’intervista a Milly Carlucci

La crisi dell’intrattenimento è la crisi delle idee. Il dominio dei format, a discapito delle iniziative personali, insieme ai toni forti, ai plagi ed alle varie scopiazzature rendono il futuro della televisione italiana sempre più oscuro. “Oggi fare qualcosa che ti appartiene è sempre più difficile”, spiega Paolo Bonolis. “A dominare sono i ritmi e le necessità di produzione che hanno come fine principale quello di riempire i tanti spazi della tv”. Il piccolo schermo oggi non sembra, dunque, più favorire la sperimentazione, come accadeva in passato. Si cerca così di limitare al minimo il rischio di un mancato successo, affidandosi a qualcosa già testato altrove. “Tutto ciò per il produttore è una sorta di protezione - prosegue il conduttore romano - al contrario qualsiasi nuova idea è come un salto nel buio”.  

Paolo Bonolis e Pippo Baudo, Immaginario Perugia

Una crisi di contenuti, quella del piccolo schermo, che naturalmente non lascia indifferente nemmeno Pippo Baudo, insieme a Raimondo Vianello, Mike Bongiorno, Corrado ed Enzo Tortora, uno dei padri fondatori della televisione italiana. “Ben venga la sperimentazione e l’originalità - osserva Baudo, per tante volte alla guida del Festival di Sanremo - ma non solo su piccole realtà locali o satellitari perché la tv è fatta per parlare alle grandi masse. Anni fa - aggiunge il conduttore - sono stato accusato di essere nazional-popolare, in senso dispregiativo. Esprimere qualcosa e farla capire a tutti deve essere invece il nostro obiettivo principale. Oggi anche Fiorello viene considerato tale e non mi sembra che la sua sia un televisione scadente”. Gli fa eco Bonolis: “Io sono nazional-popolare, ma nel senso buono del termine”.

Il dibattito ripercorre poi la lunga carriera dei protagonisti sul palco, che non perdono l’occasione di sdrammatizzare e commentare con ironia i filmati di repertorio che vengono proiettati alle loro spalle. La simpatia e le battute spiritose di Bonolis non possono che divertire il pubblico perugino che si gode le clip con protagonisti una Milly Carlucci alle prime armi nel programma “L’altra Domenica” ed un giovanissimo Baudo ai tempi di “Settevoci” (‘69). Ancora, uno spigliato Paolo Bonolis nella trasmissione “I cervelloni”.

La serietà torna, però, a farla da padrona quando agli ospiti viene domandato il perché sia proprio l’intrattenimento il settore della televisione a soffrire maggiormente. La risposta è chiara, quanto immediata, e vede d’accordo tutti i partecipanti alla discussione. L’intrattenimento ha il dovere di stupire un pubblico sempre più smaliziato e, quindi, sempre più difficile da conquistare. Se in passato la tv possedeva molto più potere e fascino, oggi i nuovi media come Internet non hanno cambiato solo gli equilibri della comunicazione ma anche le persone stesse, che donano meno facilmente la loro attenzione. “E’ a questo punto - interviene la Carlucci -  che si decide di alzare i toni, di fare della tv ‘hard’, proprio per accaparrarsi questa considerazione”. Ma il recente successo di Fiorello ha detto che il clima televisivo sta cambiando, perché a cambiare è anche il clima del Paese. “La gente - conclude convinto Arbore - è stanca e ha voglia di sognare e di sorridere. Ma ha voglia di farlo in maniera rilassata, non litigiosa”.

 

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