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Cronaca

Bocconi avvelenati, una pratica generalizzata su cui riflettere

L'argomento è entrato rumorosamente nelle sale del potere e ha bisogno di sviluppare consenso per contrastare un pratica che sembra quasi tollerata da una parte della popolazione

Che il fenomeno dei 'bocconi avvelenati' sia in continua espansione è un dato di fatto, e che tale argomento sia presente nei dibattiti di animalisti e ambientalisti non stupisce, ma ora, sembra essere entrato rumorosamente nelle sale del potere, visti soprattutto, i numeri e le proccupazioni evidenziate oggi dalla Provincia di Perugia.

Le esche al veleno sono però un fenomeno non confinabile in un determinato territorio, e causano ogni anno la morte di migliaia di animali selvatici e domestici, in Umbria, in Italia e in Europa. Il loro scopo è l’eliminazione degli animali ritenuti nocivi, concorrenziali o soltanto fastidiosi per la caccia, per l’agricoltura o a volte per la quiete domestica. I più copliti restano i predatori: lupi, orsi, volpi, ma anche i rapaci che si nutrono di carcasse possono mangiare animali morti per avvelenamento e morire anche dopo lunghi periodi di sofferenze atroci.

Il contrasto ha bisogno di sviluppare consenso per cercare di eliminare una pratica che sembra godere di una certa tolleranza da una parte della popolazione. Associazioni e istituzioni invece, sono fermamente convinte che tale tolleranza, va contrastata soprattutto nelle campagne, e che tale fonomeno possa essere collegata anche ripopolamento e alla strutturata eliminazione dei predatori da parte di fetta più o meno considerevole della comunità venatoria.

Ad oggi la legge configura l’uso dei bocconi avvelenati come 'bracconaggio', reato penale ai sensi dell'art. 544-bis cp, punito con la reclusione da tre a diciotto mesi. Nonostante ciò, il deterrente non è efficace, visto che il fenomeno ha sviluppato una certa evoluzione, spostandosi anche nei parchi cittadini adibiti agli animali domestici. Così i parchi cittadini possono divenire luoghi di morte per gli animali domestici o per gli stessi padroni nel caso entrassero a contatto con sostanze fortemente nocive.

Come ha precisato il Presidente Guasticchi non si può far passare l'idea che tali azioni possano essere tollerate con una qualsivoglia scusa, e non solo perché, nel caso dei parchi cittadini, potrebbe colpire anche persone adulte o bambini che entrano in contatto con le esche. Quello che si cerca di costruire, oltre ad una capacità operativa di contrasto, è quel consenso in grado di dare una sterzata culturale nel rispetto degli animali e dell'uomo, ma questo è un passo assai più difficile.

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