Bellocchio assediato: "Sangue, spaccio e degrado, qui è il mercato centrale della droga"
Il grido disperato degli imprenditori della zona: "La situazione è insostenibile, aiutateci"
Una terra di frontiera. Un assedio costante e un degrado che cresce giorno dopo giorno. “Nelle ultime settimane l’area del Bellocchio di Perugia – denunciano i titolari delle attività commerciali della zona – la situazione è diventata insostenibile. Quella che sarebbe dovuta diventare una struttura ricca di esercizi commerciali e frequentata da gente ‘perbene’ è diventata il centro dello spaccio e del mercato della droga”. Non ce la fanno più. Sono allo stremo. E così 12 imprenditori prendono carta e penna e scrivono a tutti. Dal sindaco Romizi al questore Gugliotta, passando per il prefetto Cannizzaro e la presidente regionale Marini. Un grido disperato, firmato in calce da Francesco Pasquariello, Gianfranco Poli, Francesca Poli, Roberto Quatraccioni, Giuliano Granocchia, Paolo Rastelli, Oliviero Fortunati, Daniele Marchionni, Giuliano Granocchia, Luciano Blois, Tiziana Carpinello .
“Il condominio del Bellocchio, a Perugia in via Settevalli 11, si è trasformato ormai in una vera e propria latrina a cielo aperto a causa di spacciatori e consumatori di droga che utilizzano la struttura come “accampamento”, trascorrendovi la notte e utilizzando le scale mobili come vie di fuga e servizi igienici. Chiazze di sangue, bottiglie di alcol, vetri rotti, residui di cibo, fiumi di carta stagnola e siringhe: ecco lo scenario che ogni giorno imprenditori, dipendenti delle attività e clienti si ritrovano di fronte. Uno scenario che più volte gli imprenditori hanno denunciato ai numeri telefonici di emergenza”. Insomma, “tutto questo degrado non è più tollerabile”, denunciano i titolari delle attività site nella struttura. E proprio per questo lanciano l’ennesimo appello alle autorità chiedendo “nel pieno interesse della sicurezza, della salute pubblica, della salvaguardia delle attività commerciali e professionali presenti, della tutela della proprietà privata e, non ultimo, della sana e tranquilla vivibilità dei posti di lavoro, un celere intervento e opportuni sopralluoghi”. Conclusione: fate qualcosa. E subito.
