Badante espulsa perché senza documenti, salvata dal contratto di telefonia mobile
La Prefettura rigetta la domanda di emersione dal lavoro irregolare, per i giudici amministrativi il biglietto del bus e il possesso di un cellulare dimostrano la residenza in Italia
Niente emersione dal lavoro irregolare e niente permesso di soggiorno per la badante che non può dimostrare di avere un alloggio o trovarsi in Italia da tempo, con certificazione di un ente pubblico. A salvare la donna, però, è la tecnologia, in quanto è titolare di un contratto di telefonia mobile.
La donna, difesa dagli avvocati Francesco Lauria e Giulia Crescini, ha presentato ricorso al Tribunale amministrativo regionale dell’Umbria contro la decisione del Ministero dell'Interno con la quale era stata respinta “l'istanza di emersione dal lavoro irregolare di assistenza alla persona/sostegno al bisogno familiare”.
La Prefettura di Perugia aveva rigettato la richiesta il 23 ottobre 2020, motivandola con il fatto che “l’istanza indicata in oggetto non può essere accolta, in quanto: non sono stati prodotti il titolo legittimante l’alloggio del lavoratore né l’attestazione della presenza sul territorio nazionale, in data antecedente all’8 marzo 2020, rilasciata da un organismo pubblico”.
Nella domanda, però, la donna aveva allegato un “biglietto nominativo del pullman da ... a Perugia con partenza per il 5 marzo 2020 e timbro di ingresso nelle frontiere ... apposto in data 06.03.2020 sul passaporto della lavoratrice”, nonché la “tessera di iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale con codice STP rilasciato il 14 gennaio 2015 e rinnovato il 31 maggio 2016 e il 3 dicembre 2016” e, infine, la “sottoscrizione di un contratto telefonico con la compagnia telefonica ... nominativo con attivazione al 19 aprile 2017 e ultima ricarica effettuata il 16 maggio 2020”. Depositata anche la copia “della cessione di fabbricato quale dimostrazione del titolo legittimante l’alloggio della lavoratrice” e un certificato del gruppo di volontariato Vincenziano – AIC Italia Onlus che attesta i servizi svolti.
Sulla base di una lunga giurisprudenza, i giudici amministrativi hanno riconosciuto la validità dei documenti come la “titolarità di schede telefoniche o contratti con operatori italiani” e “i biglietti di vettori aerei e marittimi nominativi utilizzati per l’ingresso nello Stato” per provare che la donna è stabilmente residente in Italia e che vi svolge attività lavorativa costante. Tanto basta per annullare gli atti amministrativi di rigetto della richiesta di emersione dal lavoro irregolare.