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Cronaca

Maxi sequestro di reperti etruschi, da imprenditori edili a tombaroli senza scrupoli

Nell'operazione record in fatto di recupero di beni storici i Carabinieri sono risaliti da Roma fino ad una ditta edile di Perugia che dopo aver scoperto una tomba etrusca ha cercato di vendere i reperti di grandissimo valore storico su mercato nero

Uno straordinario recupero archeologico, il più importante per quanto riguarda l'arte etrusca. Ventitré urne funerarie tutte di epoca ellenistica, appartenenti ad una necropoli etrusca in territorio perugino, e oltre tremila altri reperti. Sono scampati al del mercato clandestino grazie alle indagini dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale (CC TPC).

“OPERAZIONE IFIGENIA” - Da qualche giorno si è conclusa l'Operazione Ifigenia, un'imponente attività investigativa, che ha permesso al CC TPC il recupero di beni culturali di grande valore scientifico ed economico sottratti alla collettività da una fitta rete di mercanti abusivi. Cinque le denunce per ricerche illecite, impossessamento e ricettazione di beni culturali. Oggi, a Roma, la conferenza stampa presso la caserma “La Marmora”.

IL PRIMO SEQUESTRO - Il complesso scenario investigativo deriva da indagini condotte sull'intero territorio nazionale. A Roma, il primo sequestro, una piccola testa in travertino bianco e la fotografia di un'urna etrusca. Ad esserne in possesso, uno dei protagonisti del commercio illecito di beni culturali e già noto alle Autorità. Il frammento recuperato apparteneva all'urna rappresentata in fotografia e fungeva da “provino” finalizzato alla vendita, una prova dell'autenticità del pezzo per incentivare l'acquirente a concludere l'affare.

IL CONTRIBUTO DELL'UNIVERSITA' - Un docente dell'Università di Roma Tor Vergata ha collaborato con i carabinieri prestando la sua consulenza scientifica. Il Professore è riuscito ad individuare come possibile luogo di provenienza dell'urna , una necropoli etrusca, molto probabilmente appartenente al territorio perugino, viste le analogie con beni culturali simili originari di quell'area. Gli ulteriori accertamenti e la collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Archeologici dell'Umbria hanno permesso di localizzare altre urne cinerarie nella provincia di Perugia e in mano a privati.

PERUGIA - L'inchiesta si è dunque estesa e intensificata sull'area perugina. La Procura della Repubblica presso il Tribunale di Perugia e il Sostituto Procuratore Paolo Abbritti hanno condotto le indagini anche attraverso tecniche di intercettazione a carico di alcuni imprenditori edili contro cui convergevano parecchi degli indizi raccolti dagli inquirenti. Ulteriori verifiche e accertamenti hanno permesso di risalire ad una società edile di Perugia e in particolare ad uno degli indagati, intenzionato a proporre i beni rinvenuti sul mercato antiquario clandestino.

IL RITROVAMENTO DELLE URNE - Le perquisizioni hanno portato al recupero di migliaia di reperti archeologici e di ceramica medievale, nonché di ventitré urne etrusche di età ellenistica, tutte integre. Le urne, in travertino bianco umbro, sono decorate ad altorilievi: alcune, recanti raffigurazioni del mito di Ifigenia, hanno dato il nome alla infatti omonima Operazione Ifigenia condotta dai Carabinieri.

LA TOMBA DEI CACNI - Si tratta di un ritrovamento ancora più grande di quello della tomba dei Cutu, spiega l'archeologo Francesco Scoppola, Dirigente Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Umbria. Infatti le iscrizioni etrusche hanno permesso di collocare i beni all'interno di un unico contesto funerario: la tomba a “ipogeo” della famiglia dei Cacni.

IL MINISTRO BRAY - All'incontro con la stampa è intervenuto anche Massimo Bray, Ministro dei Beni e delle attività culturali e del turismo: “Questo ritrovamento ci rende orgogliosi, si tratta di uno dei più grandi recuperi mai avvenuti. Una scoperta eccezionale avvenuta grazie ad un eccellente lavoro di gruppo che ha visto i Carabinieri affiancati anche dalle Università e dai gruppi di ricerca”. Per il futuro, promette il Ministro, leggi e sanzioni gravi contro i trafficanti abusivi di beni culturali.   

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