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Cronaca

Auto spacciate per nuove, ma erano rubate: maxi traffico da Napoli a Perugia: si chiude il processo per la "banda"

Le accuse vanno dal riciclaggio alla ricettazione, ma cade per tutti e 13 l'accusa di associazione per delinquere. In 4 sono stati assolti

Ricettazione e riciclaggio, ma cade l’accusa di associazione per delinquere. Si chiude (in primo grado) la vicenda di un traffico di auto da Napoli a Perugia, passando per un giro ben più grande in grado di coinvolgere anche l’estero: pare provenissero anche da fuori Italia le macchine incidentate, poi rubate ed infine portate nel nostro Paese per essere rivendute ai privati. Un giro di affari losco, quello delle auto usate: venivano riparate in Italia, cambiate del numero di telaio originale e poi immesse nel mercato.

A finire sul banco degli imputati, inizialmente, sono state 14 persone tra cui due concessionari di Perugia. Oggi, i giudici in composizione collegiale presieduta da Giuseppe Narducci, hanno emesso le condanne in primo grado a carico di alcuni imputati. Le condanne, per cinque imputati (gestori, all’epoca dei fatti, di un’autocarrozzeria di Napoli) vanno da sei a cinque anni per avere – a vario titolo – riciclato alcune autovetture, anche di grossa cilindrata come ad esempio Bmw, Golf, ma anche Fiat Ducato,  dal telaio e dalla targa contraffatti.

E’ stato invece condannato a quattro anni un socio della società di auto a Napoli, anche lui per il reato di riciclaggio in concorso. Quattro anni e sei mesi di reclusione anche per il titolare di una ditta individuale di autorivendita e autocarrozzeria nel napoletano. In quattro assolti, perché il fatto non sussiste; tra cui il titolare di un Autosalone a Perugia, e padre e figlio rispettivamente amministratore unico e socio maggioritario di un altro autosalone, difesi dall'avvocato Vincenzo Maccarone. Assolti, ma per intervenuta prescrizione, alcuni imputati dall’accusa di soppressione, distruzione e occultamento di atti. Gli altri avvocati difensori sono, tra gli altri: Enrico Pietrangeli, Giuseppe Annunziata, Alessandra Ciccarelli, Mauro Valentini.

Secondo l’iniziale ricostruzione investigativa alla base del "traffico " ci sarebbe stata una organizzazione dedita al riciclaggio di auto di provenienza illecita, reperite tramite furto e rapine e della contraffazione dei dati identificativi dei veicoli, sfruttando quelle incidentate o non più idonee a circolare.

Secondo ruoli definiti all’interno del gruppo coinvolto nell’inchiesta, c’è chi avrebbe recuperato le carcasse delle auto incidentate anche acquistandole all’estero, c’è chi , invece, essendo gestori di autocarrozzerie , sarebbero stati coloro che materialmente avrebbero contraffatto i veicoli operando come intermediari con i gestori di un Autosalone finito nell’inchiesta. E proprio costoro avrebbero commercializzato alla fine i veicoli di provenienza illecita, “completando così l’iter del riciclaggio”. Ma dopo 10 anni di processo, cade – come detto – l’accusa di associazione per tutti.  I fatti contestati vanno dal 2002 al 2006. 

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