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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Quando un’altra vita è possibile, i ragazzi dell’Associazione “Fuori dall’Ombra”

L'Associazione Fuori dall'Ombra nasce per aiutare i ragazzi che al compimento della maggiore età, escono dalle comunità rieducative e devono intraprendere un cammino verso la piena autonomia individuale

Sono storie silenziose, spesso consumate tra disagi e problematiche familiari difficili. A volte soli, altre volte allontanati dal proprio contesto socio/familiare, i minori che vivono in comunità rieducative, si ritrovano, al compimento della maggiore età, “figli di nessuno”. Senza strumenti che possano abilitarli al passaggio da un clima protettivo e familiare come quello delle comunità, al mondo lavorativo e sociale a cui vengono lasciati (soli), la “strada”, appare uno di quegli interrogativi imperanti e spesso sintomatici di una incuria  verso il proseguimento di una tutela che appare, all’improvviso, fortemente interrotta da un’uscita obbligata a cui devono trovar risposta. Una risposta che spesso trova sentieri trasversali al processo educativo iniziato all’interno delle comunità in cui i ragazzi trovano scenari sereni e protetti, grazie alla cura di coloro che sopperiscono a quelle figure educative genitoriali di cui sono stati, fin troppo presto, privati.

E proprio a Perugia, è attiva l’Associazione Fuori dall’Ombra, costituitasi nel 2011 per dar voce al vuoto che intercorre tra il percorso educativo e l’interruzione stessa al compimento dei 18 anni da parte dei giovani ragazzi che dopo essere stati seguiti dai servizi per minori, devono intraprendere un cammino verso la piena autonomia individuale, un inserimento sociale, lavorativo, burocratico e culturale.

Attraverso la progettualità di una costruzione dell’individuo, l’Associazione promuove attività lavorative, servizi socialmente utili, canali  verso una modalità di prosecuzione educativa volta a ridurre il degrado e il disagio sociale dei giovani.

Come spiega Massimo Cenedella, Presidente dell’Associazione e ideatore del progetto ‘18 più un giorno’: “Facevo l’educatore presso la comunità educativa del Pintoricchio (oggi chiusa) per la cooperativa Polis. I ragazzi, che raggiunsero la maggiore età, si ritrovarono improvvisamente fuori da quell’accoglienza e sostegno che avevano avuto fin da minori e, non avendo in Italia una legge certa sulla tutela di ragazzi maggiorenni con disagi, loro stessi ci hanno chiesto aiuto. Ho iniziato a capire il limite del mio lavoro, che non poteva finire alla loro uscita dalla comunità. Racconto un episodio emblematico. Una notte mi chiamò uno di questi ragazzi, appena uscito, Dormiva alla stazione di Fontivegge con meno 8 gradi.. Erano richieste di aiuto, a cui non si poteva voltare le spalle. Da qui l’idea di fondare un’Associazione volta ad aiutarli e a proseguire, fuori dalle comunità, un cammino verso il futuro. In seguito, abbiamo avuto attenzione anche da parte della Regione Umbria. In questi anni abbiamo sistemato almeno una quindicina di ragazzi, che lavorano ed hanno una loro stabilità personale”.

Che progetti avete fin ora attuato con i ragazzi?

“Spesso abbiamo deciso di investire il loro tempo per lavori socialmente utili alla collettività; ripulitura, recupero e mantenimento delle zone parrocchiali di Ponte San Giovanni, recupero di una parte della zona Lido Tevere riguardante la strada che va verso Ponte Valleceppi, mantenimento e ripulitura di zone verdi. il progetto dello Street Food itinerante grazie ad un furgone donato da Jacopo Fo alla nostra Associazione, in cui i ragazzi lavorano autonomamente, e il mercato a km zero ‘Farmer’s Market al parcheggio del Lido Tevere che abbiamo organizzato a maggio. Saremo presenti anche alla manifestazione di Assisi dedicata al cibo di strada a settembre,  mentre a dicembre organizzeremo una manifestazione a Ponte San Giovanni riguardante il tema del cibo da strada. Inoltre cerchiamo spazi che possano momentaneamente ospitarli, come quello concesso da Don Paolo Giulietti qui a Perugia”.

E poi c’è Marco, un giovane di 19 anni, strappato troppo presto alle ingenuità e spensieratezze dell’età. Un passato difficile, un cammino di crescita ed autoaffermazione reso possibile attraverso il sostegno e gli strumenti messi in atto dall’Associazione: “è una casa in cui si parla, ci si confronta, ci si interroga e si cercano soluzioni. Una via di salvezza, ho ritrovato una vita in cui potermi confrontare e crescere, una sicurezza che credevo non esistesse. In fondo, un’altra vita è possibile”.

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