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Cronaca

Tre imprenditori arrestati dalla Guardia di Finanza, scatta il maxi sequestro

Operazione "trasporti facili" delle Fiamme Gialle: imprenditori di Perugia e Assisi in manette

Scattano le manette. La Guardia di Finanza di Assisi e della Sezione di Polizia Giudiziaria della Guardia di Finanza di Perugia hanno arrestato tre imprenditori umbri operanti nel settore degli autotrasporti. Secono le accuse i tre sarebbero responsabili di diversi reati tributari e di bancarotta fraudolenta, in concorso con un professionista operante nella provincia di Peurgia. 

Il provvedimento giudiziario, disposto dal Tribunale di Perugia su richiesta della Procura della Repubblica di Perugia, trae origine da un’articolata indagine che ha riguardato il fallimento di 2 soggetti giuridici con sede a Bettona. 

Secondo la ricostruzione della Finanza "per svariati anni, hanno sfruttato alcune società di trasporto, operanti nel perugino, nella prospettiva di abbandonarle quando erano ormai prossime al fallimento". I Finanzieri hanno infine notificato un decreto di sequestro preventivo di circa 700.000 euro, ancora in corso di esecuzione da parte delle Fiamme Gialle, che per il momento ha interessato 8 automezzi (motrici e rimorchi) e altre importanti attrezzature utilizzate dagli indagati. 

L'indagine "Trasporti facili". I militari della Guardia di Finanza, durante una verifica fiscale nei confronti di un’azienda gestita dagli arrestati, si sono accorti di alcune gravi irregolarità nella contabilità. Così sono scattati i controlli che hanno portato a ricostruire il complesso sistema di frode. Come spiegato dai Finanzieri con l’aiuto del loro commercialista, anche lui indagato, i tre imprenditori avevano creato, nel tempo, diversi soggetti economici, ognuno dei quali, con l’approssimarsi dello stato di insolvenza, veniva costantemente “alleggerito” ed avvicendato da un nuovo operatore. A questo punto, come spiegato dalla Guardia di Finanza, grazie al commercialista, gli indagati ponevano in essere operazioni commerciali, societarie e contabili, per avvantaggiarsi, sottraendosi agli impegni assunti nello svolgimento delle attività imprenditoriali ed al pagamento delle imposte.

Usando falsi contratti di cessione di rami d’azienda, distraevano le risorse finanziarie presenti sui conti societari e le costose attrezzature ed i camion di cui disponevano, il tutto trasferito in capo ad una nuova azienda, le cui quote sociali erano cedute ad uno o più soggetti appartenenti al medesimo gruppo, mentre l’amministrazione veniva affidata ad una persona compiacente, "vittima sacrificale" del successivo fallimento. In un caso, spiegano ancora i Finanzieri, la sede legale di una delle società coinvolte è stata spostata  in Sicilia. Sempre secondo le accuse gli imprenditori avevano anche distrutto e occultato gran parte della contabilità dei soggetti economici inquadrati nel sistema criminoso ed omesso la presentazione della dichiarazione dei redditi. 

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