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Cronaca

Assalto al pullman del Perugia calcio: 17 indagati, intercettati Santopadre e Giunti

Chiuse le indagini sui fatti dell'ottobre 2017, quando la squadra biancorossa fu presa di mira al rientro da La Spezia con lanci di sassi e fumogeni. Come l'ex tecnico il presidente, per il quale era stato inizialmente ipotizzato un «concorso a titolo di istigazione», non risulta tra gli indagati a differenza di 16 ultras e del vice delegato alla sicurezza del club

Chiuse le indagini sull'assalto al pullman del Perugia calcio, preso di mira con sassi e fumogeni da parte di alcuni tifosi al rientro dalla trasferta di La Spezia, dove la squadra di Federico Giunti (poi esonerato) nell'ottobre del 2017 aveva incassato la quarta sconfitta consecutiva in campionato. La Procura di Perugia - come riportano i quotidiani locali - ha indagato per danneggiamenti e violenza privata 16 ultras appartenenti a vari gruppi organizzati e il vice delegato alla sicurezza del club biancorosso. 

LE INTERCETTAZIONI - Non solo, perché emerge ora che su richiesta del pubblico ministero Mario Formisano sono stati intercettati dalla Digos i telefoni di Massimiliano Santopadre e dello stesso Giunti, che però come il presidente non risulta comunque indagati anche se per il numero uno del Grifo era stato inizialmente ipotizzato un «concorso a titolo di istigazione». Questo perché «Le conversazioni captate - si legge negli atti giudiziari - lascerebbero intendere che avesse concordato con alcuni capi ultras la protesta sfociata nelle gravi aggressioni. Dalle telefonate emerge un condizionamento del presidente Santopadre nei confronti dei capi ultras; le conversazioni captate lascerebbero intendere che avesse concordato con alcuni di loro la protesta sfociata nelle gravi aggressioni. Il presidente non avrebbe assolutamente dovuto coinvolgere gli stessi nell’organizzazione di una protesta. Non sono chiare le ragioni per le quali i capi ultras hanno posto in essere l’aggressione nei confronti della squadra di calcio che, come detto, sembrerebbe essere stata avallata da Santopadre, il quale, ovviamente, non credeva che la protesta potesse degenerare mediante il lancio di pietre e fumogeni».

«CANALI PRIVILEGIATI»​ - Ad autorizzare le intercettazioni era stato il gip Carla Giangamboni, spiegando nel decreto che i due capi ultras dei gruppi più rappresentativi della Curva Nord «hanno un canale di comunicazione privilegiato col presidente il quale sembra avere in qualche modo favorito la contestazione contro la sua stessa squadra». Una tesi in qualche modo 'smentita' da Giunti nel suo colloquio con il magistrato: «Nel pullman c’era anche il figlio di Santopadre (il 20enne portiere Alessandro ora al Rimini, ndr) quindi escludo che sia stata una scelta volontaria e deliberata da parte della società quella di farci aggredire dalla folla. Ricordo che nei giorni immediatamente successivi alcuni giocatori, i più giovani, se ne volevano andare nonostante avremmo dovuto rigiocare nel turno infrasettimanale, perché si erano particolarmente spaventati».

SCONFITTE E GOSSIP - Nella ricostruzione del gip emergono anche le voci di gossip che all'epoca avevano destabilizzato non poco l'ambiente biancorosso già turbato dalla serie di sconfitte consecutive subìte dal Perugia in quelle settimane: «Dopo il calo di rendimento della squadra del Perugia la dirigenza ha deciso di esonerare l’allenatore. In tale contesto l’attività info investigativa portata avanti dalla Digos ha dato conto anche di voci relative a una relazione tra il mister e la moglie di un non precisato calciatore, voci non verificabili perché sembrano messe in giro ad arte per coprire le vere ragioni del calo di rendimento della squadra e dell’esonero del tecnico. Gli sviluppi delle indagini rendono indispensabile l’intercettazione delle utenze di Giunti e Santopadre».

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