Troppi furti nelle case, ridato il porto d'armi per difesa personale ad un commerciante
Il Tribunale amministrativo regionale aveva concesso la sospensiva, poi la Prefettura ha rivalutato il provvedimento per la "sensibile recrudescenza di furti"
Chiede il rinnovo del permesso di porto d’armi per difesa personale, ma gli viene negato. Fa ricorso al Tribunale amministrativo e vince, anche per via dell’aumento di furti ed episodi di criminalità nella zona dove l’uomo lavora.
L’uomo ha portato davanti al Tar dell'Umbria il Ministero dell’Interno, per l’annullamento del decreto prefettizio di “rigetto dell'istanza diretta ad ottenere il rinnovo della licenza di porto di pistola per difesa personale”, ritenendo che non vi fosse motivazione sufficiente per negargli quanto era stato concesso da anni.
Il Tar dell’Umbria ha emesso un’ordinanza cautelare di sospensione del diniego impugnato e invitato la Prefettura a rivalutare “la posizione del ricorrente”.
Al termine di tale procedura, in effetti, è stato disposto il “rinnovo del titolo tuttora in corso di validità, tenuto conto, in particolare, dei frequenti prelievi e versamenti di denaro contante da parte del … e della sensibile recrudescenza di furti in abitazione, nella zona in cui il predetto vive”.
Quando è arrivato il momento di tornare in aula, quindi, non c’era più bisogno di una decisione del giudice, visto che il porto d’armi era stato concesso. Da qui la dichiarazione di “cessazione della materia del contendere con compensazione delle spese di lite”.