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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca Piazza Grimana

"Vi siete sempre sbagliati, ma quale etrusco: l’Arco di Augusto è d’epoca romana"

Parola del professor Franco Mezzanotte, storico perugino illustre: ecco la sua tesi

Tanto per dire che lo storico Arco non racconta un momento alto della splendida città etrusca, ma una fase critica del periodo seguente l’avvenuta romanizzazione. C’è poi la questione dei cosiddetti “segni di cava”. La teoria consolidata lega le lettere che compaiono su alcuni conci alla cava di provenienza: insomma un marchio doc. Eppure, secondo Mezzanotte, le cose non starebbero affatto così. E afferma: “Ma è noto che la cava da cui provengono i materiali lapidei in travertino è quella di Santa Sabina, propaggine perugina dell’antico Lago Tiberino”.

Dunque, ci si chiede, perché usare lettere diverse per indicare lo stesso luogo di provenienza? Il ragionamento non fa una piega. La sua tesi: “Le lettere incise sui conci – a mio avviso – documentano invece dei lotti di fornitura dei materiali destinati alla costruzione del manufatto”. “D’altronde – aggiunge il colto medievista – i segni su alcune pietre negli scavi della cattedrale portano la sigla CA, che non indica affatto la cava d’origine, ma la divinità (Cata), al cui tempio erano destinate”. Ineccepibile. Anche il ductus delle lettere (grafia capitale augustea) denuncia inequivocabilmente il periodo in cui furono vergate sul duro travertino: indubitabilmente l’età romana per entrambe le scritte. Un’ulteriore conferma del fatto che l’arco possa essere stato ricostruito in epoca romana, e quindi spostato verso il basso, risulta evidente da diverse circostanze.

La scritta “Colonia Vibia” ricorda l’imperatore romano Gaio Vibio Treboniano Gallo, che concesse alla città lo stato di colonia (ius coloniae) coi privilegi connessi. E come non rammentare che, stando alle risultanze degli studi di Franco Cotana, questo imperatore romano era di Marsciano? E che la scritta deve essere per forza successiva al suo regno? (gli studiosi lo chiamano “terminus post quem”). 

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