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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

APPALTI FERROVIA | Maria Rita Lorenzetti assolta da tutte le accuse quando era capo di Italfer. Cade anche l'ipotesi di corruzione

Sotto i riflettori anche il costo medio a chilometro dell'alta velocità ferroviaria in Italia è di 61 milioni di euro contro i 10 milioni della Francia

"Il fatto non sussiste": il Gup del Tribunale di Roma, dove era stato trasferito il fascicolo aperto nel capoluogo toscano, ha assolto l'ex Presidente della Giunta regionale dell'Umbria, Maria Rita Lorenzetti, dall'accusa pesantissima di corruzione nell'ambito sul cosiddetto passante ferroviario di Firenze quando l'ex amministratrice di sinistra ricopriva l'incarico di presidente di Italferr. Niente corruzione come gli stessi Pm, i giudici inquirenti, avevano accertato sul ruolo della Lorenzetti nell'inchiesta che loro stessi avevano istruito assumendosi il ruolo di accusa.

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Ma l'ex presidente e più volte parlamentare ex Pci e Pds sulla questione Italferr, dopo anni di indagini e dopo aver dovuto abbandonare la politica per difendersi, può finalmente uscire da questo incubo giudiziario anche grazie ad altre due importanti assoluzioni precedenti a quella romana:  per i reati ambientali era stata infatti già prosciolta dall'autorità giudiziaria di Firenze. A Roma, dove il procedimento era stato poi inviato per competenza, prima è arrivato il proscioglimento dal reato associativo e ora l'accusa di corruzione è stata cancellata nella prima udienza preliminare.  Soddisfazione per l'esito del procedimento è stata espressa dai difensori di Maria Rita Lorenzetti, gli avvocati Eriberto Rosso e Luciano Ghirga. L'ex governatrice umbra, che ha sempre rivendicato la correttezza del proprio comportamento, ha preferito non commentare la sentenza in attesa delle motivazioni. Ci sono voluti 9 anni per arrivare alla fine di questa storia.

L'ACCUSA CADUTA - Secondo l’accusa l’ex presidente di Italfer avrebbe favorito Nodavia e Coopsette grazie ai suoi contatti politici. In cambio la zarina, così soprannominata, avrebbe chiesto incarichi per il marito architetto nei lavori di ricostruzione dopo il terremoto avvenuto in Emilia Romagna. In base alle indagini coordinate dai pm Giulio Monferini e Gianni Tei, la fresa “Monna Lisa” non era idonea a scavare il tunnel, perché assemblata con pezzi non originali. In base a quanto ipotizzato dall’Accusa sembra che, inoltre, i conci scelti come copertura delle gallerie sarebbero stati composti da materiali non in grado di garantire la dovuta resistenza in caso di incendio.

Un’indagine divisa in più filoni. Nella prima parte si ipotizza che le terre di scavo sarebbero state smaltite con modalità non adeguate. La Procura ha cercato, inoltre, di fare chiarezza sulle lesioni provocate a una scuola fiorentina, la Ottone Rosai. Sotto i riflettori anche il costo medio a chilometro dell'alta velocità ferroviaria in Italia è di 61 milioni di euro contro i 10 milioni della Francia. Un costo rigonfiato che sembra trovare una sua specifica spiegazioni nelle intercettazioni. Per la Lorenzetti dunque prima sono caduti i reati ambientali, poi l'associazione criminale e infine la corruzione.

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