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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Anno giudiziario - Condanne diverse: per lo spaccio è meglio farsi processare a Perugia, per l'evasione fiscale a Terni

Il procuratore Cicchella: "Carenze di organico, emergenza Covid e prescrizione i problemi della giustizia nel 2020"

La giustizia umbra è alle prese con il Covid-19, con la carenza di organici e la nuova formulazione della prescrizione.

Il magistrato Claudio Cicchella, facente funzione di procuratore generale presso la Corte d’appello di Perugia, ha voluto ricordare che dopo il pensionamento di Fausto Cardella (procuratore) e Giuliano Mignini, oltre che dopo l’evento luttuoso della scomparsa del collega Dario Razzi, al di là dell’umano “vuoto incolmabile”, in procura generale “si è venuta a determinare una scopertura pari al 75%”.

Il 2020 è stato “un anno caratterizzato dal contrasto, non ancora superato, alla pandemia da Covid-19 – ha detto Cicchella - Fenomeno pandemico che ha avuto delle ricadute importanti sull'attività di tutti gli uffici giudiziari del distretto” dove si è registrato “un calo di produttività in parte dovuto ad una serie di provvedimenti che sono stati adottati dal Parlamento e dal Governo ed in parte conseguente ai contagi che hanno colpito magistrati, polizia giudiziaria e personale amministrativo, in servizio negli uffici”.

In tutti i distretti e tribunali, quindi, si è registrato un calo “delle iscrizioni e della trattazione dei procedimenti solo in parte mitigati dal ricorso a collegamenti ed udienze da remoto e dall’impiego di applicativi informatici – prosegue Cicchella - Ad una prima fase caratterizzata da una sospensione quasi totale delle attività, erano escluse solo le urgenze ed i processi con detenuti, dopo la pausa estiva, si è fatto ricorso a soluzioni mirate a ridurre le presenze nelle aule penali”. Dal dicembre 2020 “la trattazione in presenza dei processi fissati dinanzi alla Corte di Appello si è notevolmente ridotta ed oscilla tra il 20 ed il 30 per cento ad udienza”.

Gli uffici sono stati dotati di termoscanner e di dispenser di gel igienizzante, mentre il personale è stato dotato di mascherine chirurgiche ed Ffp2, con gli scanner a colonna che sono stati collocati presso tutti gli ingressi dei palazzi di giustizia. È stato programmato ed effettuato anche “uno screening, con test sierologici, di tutto il personale in servizio presso gli uffici giudiziari di Perugia”. Monitoraggio che viene periodicamente ripetuto “su base volontaria, per tutto il personale in servizio presso gli uffici requirenti di Perugia, impiegando per l’acquisto dei kit una parte dei fondi messi a disposizione dal ministero”. Due gli screening fatti e altri due programmati “entro il prossimo mese di febbraio”.

Quanto all’andamento della giustizia penale Cicchella ha ricordato che il 2020 è “l’anno in cui è entrata in vigore la riforma della prescrizione. L’urgenza legata alla pandemia ha sopito le polemiche che detta riforma aveva occasionato. Non si hanno comunque notizie di conseguenze negative sull’attività degli uffici del distretto derivanti dall’entrata in vigore delle nuove norme. Non risulta che l’imprescrittibilità dei reati commessi dopo il 1.1.2020 nell’ipotesi di condanna pronunciata in primo grado, abbia influito sui tempi di fissazione delle udienze di trattazione dei processi di appello, come era stato invece paventato prospettando l’ipotesi di un processo penale infinito”.

Le conseguenze della riforma, però, si vedranno tra qualche anno e i dati ministeriali, aggiornati al 5 ottobre 2020, registrano “ancora una percentuale troppo alta di processi di primo grado definiti con sentenze dichiarative dell’estinzione dei reati per prescrizione”.

La Procura Generale ha rilevato le differenze che emergono tra i tribunali del distretto: “Perugia e Spoleto, tra il monocratico ed il collegiale, hanno percentuali che si attestano intorno al 30 per cento (32,4 % Perugia 34,1 % Spoleto) il Tribunale di Terni ha una percentuale decisamente inferiore, pari al 4 per cento”. In Corte di Appello la percentuale dei processi esauriti con sentenze di non doversi procedere per prescrizione è pari al 19,7 per cento sul totale dei processi definiti.

Discrepanze che si verificano con “il ricorso ai riti alternativi soprattutto per la celere definizione che gli stessi assicurano con le conseguenti ricadute positive sui carichi dibattimentali e quindi sul rischio prescrizione”. Le statistiche, però, evidenziano “una percentuale troppo bassa, rispetto a quella auspicabile, di processi definiti con l’applicazione di pena su richiesta o con le forme del rito abbreviato”.

Anche in questo caso ci sono disomogeneità tra gli uffici giudiziari del distretto: a Perugia e a Terni in composizione monocratica, la percentuale si attesta intorno al 20 per cento sul totale dei processi trattati; Spoleto ha una percentuale più elevata ma il dato è conseguente al rapporto con un numero di sentenze definite con il rito ordinario, in proporzione, decisamente basso se confrontato con quello degli altri due uffici”. Negli uffici Gup la percentuale dei processi definiti con i riti speciali rispetto ai decreti che dispongono il giudizio oscilla tra il 39,6 % di Perugia, il 55,6 % di Spoleto ed il 66,2 % di Terni: “Il dato sembrerebbe positivo, ma va purgato dall’alta percentuale di patteggiamenti che ha ad oggetto processi introdotti a seguito di opposizione a decreto penale, riguardanti il reato di guida in stato di ebbrezza per i quali la pena patteggiata è generalmente sostituita con il lavoro di pubblica utilità”.

Cicchella ha affrontato anche un altro punto: a volte le pene con i riti alternativi sono più alte di quelle comminate che con il rito ordinario. Una controsenso che spinge a non richiedere riti alternativi: “Le pene comminate dai giudici all’esito dei processi celebrati con il rito ordinario troppo spesso non sono più elevate di quelle comminate all’esito di processi celebrati con le forme del rito abbreviato o applicate su richiesta. Difetta un reale vantaggio in termini di sconto di pena per chi opta per i riti speciali. O specularmente non c’è alcun svantaggio per chi sceglie d’essere processato con il garantito rito ordinario”. Con tutte le ricadute sia sui carichi di lavoro sia sulla prescrizione.

Un altro dato riguarda “l’omogeneità della risposta punitiva”: “I Tribunali del distretto per fatti di pari gravità comminano pene molto diverse specialmente in relazione a reati concernenti il traffico di sostanze stupefacenti”. Conviene farsi processare a Perugia, più che a Terni o Spoleto. Al contrario è minore la pena comminata a Spoleto e Terni “per reati di elevato allarme sociale quali bancarotte fraudolente e reati fiscali, con quelle comminate nei distretti limitrofi e rilevabili nei processi rinviati dalla Suprema Corte di Cassazione, spesso solo per la rideterminazione della durata delle pene accessorie”. Per il procuratore Cicchella “si ha la percezione che nel distretto umbro la gravità del fenomeno criminale relativo ai reati dei white collars (colletti bianchi, ndr) sia in effetti sottovalutata”.

Ultimo accenno al lavoro dei colleghi della Procura della Repubblica che “che hanno esercitato l’azione penale in due procedimenti aventi ad oggetto fatti di particolare gravità. Mi riferisco al procedimento che ha visto coinvolti i vertici della regione Umbria per vicende riguardanti alcuni concorsi nella sanità ed all’altro procedimento che vede imputato, tra gli altri, un ex consigliere del Csm e che ha avuto ed ha una vasta eco mediatica per il fatto d’aver disvelato dinamiche e comportamenti inaspettati, ancor più gravi se ascritti a soggetti appartenenti all’ordine giudiziario”.

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