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Cronaca

Umbria a 15 anni dal sisma, Marini: "Da dura prova a opportunità di crescita"

Dei dissesti idrogeologici provocati dal terremoto che tra il 26 settembre 1997 e l'aprile 1998 hanno interessato 76 comuni, sono stati ultimati il 99% del totale degli interventi

Sono passati 15 anni da quel 26 settembre del 1997, quando la terra ha cominciato a tremare in Umbria, segnando il destino ed un cambio di vita per molte persone.

Nel giorno dell'anniversario, la presidente della Regione, Catiuscia Marini lancia un messaggio sulla capacità di reazione di istituzioni e della popolazione: "Il drammatico terremoto che quindici anni fa sconvolse l’Umbria e le Marche ha rappresentato per tutta la nostra comunità una importante opportunità di riqualificazione profonda dei territori interessati, sia dal punto di vista della sicurezza che dello stesso valore culturale, sociale ed economico di un’area di grande valore ambientale e paesaggistico”.

La numero uno dell'Umbria, innanzitutto, rivolge il suo pensiero alle vittime, rinnovando il "cordoglio, per i due frati, Angelo Lapi e Zdzislaw Borowiec ed i due tecnici della Sopraintendenza ai Beni culturali,  Bruno Brunacci e Claudio Bugiantella, che morirono nel drammatico crollo delle volte della Basilica di San Francesco ad Assisi”.
   
Una dura prova per quanti hanno perso la casa- Per la Marini, il terremoto del '97 rappresentò per l’Umbria una “dura ed impegnativa prova”, in quanto, al di là del ridotto numero di vittime, alcune decine di migliaia di persone persero la loro casa, molti edifici pubblici e di culto rimasero inagibili, il sistema delle imprese locali subì danni diretti e indiretti. “In questi quindici anni l’Umbria è stata ricostruita. Sicurezza, qualità e trasparenza sono stati i punti qualificanti della nostra opera di ricostruzione che ha anche rappresentato una occasione per definire e sperimentare un quadro normativo che ha introdotto significative innovazioni, grazie alle quali ogni intervento di ricostruzione ha potuto essere realizzato nel rispetto delle più moderne tecniche antisismiche”; ha sottolineato Marini.

Prevenzione e sicurezza- “È cresciuta notevolmente nella nostra regione, tra i cittadini, tra i pubblici amministratori, la cultura della prevenzione indirizzata, appunto, alla sicurezza – aggiunge la presidente umbra - Ma è stata quella della ricostruzione l’occasione per realizzare una modernissima struttura di Protezione civile, la cui grande qualità e capacità operativa è stata più volte e pubblicamente riconosciuta e che ha potuto essere apprezzata sia in occasione del  terribile terremoto dell’Aquila, che di quello più recente dell’Emilia”.

Ricostruzione opportunità di crescita per amministratori- “La ricostruzione – dice ancora  - è stata anche una fondamentale occasione di crescita e qualificazione delle competenze degli amministratori locali e di quelli regionali, e degli apparati della pubblica amministrazione, che hanno dovuto misurarsi con questa impegnativa prova,  e che grazie ad essa hanno potuto accrescere il proprio bagaglio di conoscenze in materia di sicurezza e protezione civile”.

 Infine, in Umbria la ricostruzione ha significato un’occasione per elevare il livello della trasparenza nella pubblica amministrazione: “L’opera di ricostruzione ha visto l’impiego di ingenti risorse pubbliche che dovevano essere utilizzate nel modo più corretto e trasparente. Anche in questo abbiamo cercato di garantire il massimo del rigore nell’utilizzo dei fondi pubblici, ed abbiamo sperimentato pure l’innovativa pratica del Documento unico di regolarità contributiva, per  garantire quanto più possibile i lavoratori ed impedire allo stesso tempo alle imprese edili non in regola di accedere a contratti d’appalto per gli interventi di ricostruzione”.
  
Il punto sulla ristrutturazione-In Umbria è stata completata la quasi totalità dell’ingente mole di interventi di ricostruzione, restano da realizzare solo interventi non prioritari sulle “seconde case”. Dei ben 17.681 programmati e finanziati necessari per il recupero dei 33 mila edifici danneggiati, di beni culturali, opere pubbliche, infrastrutture e per il risanamento dei dissesti idrogeologici provocati dagli eventi sismici che tra il 26 settembre 1997 e l’aprile 1998 hanno interessato 76 comuni, ad oggi sono stati infatti ultimati o sono in corso di esecuzione 17.425 interventi, il 99% del totale. I cantieri chiusi sono 16.168 (92% del totale).

Ricostruzione leggera- E' stato realizzato il 100% dei 4.332 interventi; quasi completata la ricostruzione pesante (98% dei 8.407 interventi) che ha riguardato gli edifici maggiormente lesionati e in dirittura d’arrivo la ricostruzione integrata (restano da avviare interventi solo in 136 delle 2553 Umi individuate). Verso la conclusione anche le opere di ricostruzione pubblica: completato il ripristino delle infrastrutture rurali (664 opere), rimane una percentuale esigua di interventi sui beni culturali (solo 6 da avviare degli 851 programmati, con 757 cantieri chiusi), su dissesti (203 conclusi o in corso su 205 interventi previsti),  opere pubbliche e infrastrutture a rete.  

8917 famiglie tornate a casa-È stato raggiunto l’obiettivo prioritario di far rientrare nelle loro case le oltre 22mila persone rimaste senza tetto: ad oggi sono rientrate nelle abitazioni riparate 21.799 persone (8.917 famiglie) pari al 96,4% delle 22.604 evacuate a causa degli eventi sismici; 449 persone (2%) abitano in alloggi alternativi, 341 persone (1,5%) sono in autonoma sistemazione. Sono 15 le persone (0,1%) rimaste nei container in quanto hanno rifiutato alloggi alternativi.

Le risorse impegnate- la spesa complessiva degli interventi completati e in corso (finanziati con risorse statali, comunitarie, regionali e quelle destinate a specifici interventi)  è di 4.968,20 milioni di euro, il 93% delle risorse disponibili e programmate nel periodo 1998-2012, che ammontano a 5.336,99 milioni di euro.

Cosa manca? Per il completamento della ricostruzione, rimangono da attivare e finanziare solo interventi non prioritari, che riguardano prevalentemente “seconde case” per il privato e per il pubblico, interventi non prioritari ricompresi in Programmi triennali già approvati e in attesa di finanziamento.


 

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