rotate-mobile
Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Città della Pieve

Omicidio di Po' Bandino, il padre della vittima in aula: "Aveva già minacciato di uccidere nostro figlio"

Il piccolo Alex ucciso da sette coltellate, era conteso tra i genitori separati. Lei era scappata in Italia: l'omicidio sarebbe una vendetta contro l'uomo

È un fiume in piena Norbert Juhasz contro Katalin Erzsebet Bradacs, la donna che, secondo la Procura di Perugia, gli ha tolto per sempre il figlio, il piccolo Alex, ucciso il 1 ottobre del 2021 a Po’ Bandino.

Un fiume di recriminazioni e dolore, di accuse precise di violenza, rabbia e gesti inconsulti. L’uomo, assistito dall’avvocato Alessandro Scarongella, è giunto dall’Ungheria per testimoniare nel corso dell’udienza del processo che vede la donna imputata per omicidio volontario e premeditato del figlio Alex.

L’uomo ha ricostruito il rapporto burrascoso con la 45enne, le liti continue, la battaglia legale per la custodia del figlio, le minacce della donna di uccidere il figlio se glielo avessero portato via. Minacce fatte anche poco prima dell’omicidio.

Un confronto teso, tanto che il presidente della Corte d’assise ha allontanato l’imputata dall’aula nel corso della testimonianza.

L’ex compagno dell’imputata ha raccontato dell’avvertimento agli assistenti sociali: “Se lo affidate a lui, lo cospargo di benzina e gli do fuoco”. Oppure dei pugni autoinflitti sulla pancia durante la gravidanza, l’abuso di farmaci. E poi la fuga in Italia a ridosso dell’udienza con la quale, con tutta probabilità, la giustizia ungherese avrebbe scelto l’uomo come affidatario del piccolo Alex.

L’uomo ha anche raccontato di un cruento episodio di maltrattamenti di animali, con un gattino sbattuto contro il muro dalla donna.

Un rapporto violento, animato da rancore, che avrebbe portato la donna a uccidere il figlio con sette coltellate e inviare le foto del delitto al figlio maggiorenne rimasto in Ungheria.

Un racconto che, però, offre anche una sponda alla difesa, seguita dall’avvocato Enrico Renzoni, che ha sempre sostenuto l’incapacità della donna di intendere e volere e che anche nelle perizie disposte in sede di indagini e udienza preliminare fanno intravedere una possibile esistenza di un vizio, anche parziale, di mente.

La donna avrebbe ucciso il figlio con un coltello senza la punta, lasciato sotto la cassa numero 11 del supermercato di Città della Pieve, dove aveva poi appoggiato il corpo del bimbo. Sul coltello i Ris avrebbero trovato il dna della vittima, così come di Alex sarebbe anche il sangue trovato sul maglione marrone lasciato nell'ex centrale Enel in cui, secondo la ricostruzione, è avvenuto l'omicidio. Poi la donna avrebbe cambiato la maglietta al figlio e sarebbe corsa a cercare aiuto.

Si torna in aula il 22 febbraio.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Omicidio di Po' Bandino, il padre della vittima in aula: "Aveva già minacciato di uccidere nostro figlio"

PerugiaToday è in caricamento