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Cronaca

PERSONAGGIO Addio ad Aldo Sirchio, il poeta contadino, la comunità sammartinese è più povera. Se ne va un prezioso testimone di civiltà

Stamattina alle 10, l’ultimo viaggio. Nella chiesa parrocchiale di San Martino in Campo si legge l’ultima poesia scritta da Aldo.

Con la scomparsa di Aldo Sirchio, il poeta contadino, la comunità sammartinese è più povera. Se ne va un prezioso testimone di storia e civiltà. Un uomo dal multiforme ingegno, capace di operare con la parola e con le mani. Dalla sua officina di via del Carro 42 sono usciti capolavori di artigianato. Questa del fare è peraltro una attitudine trasmessa ai figli. Uno dei quali, Fabio, è appassionato raccoglitore di residuati bellici e loro riuso. Il secondo, Mario, è creativo, capace di produrre ogni sorta di manufatti, da strumenti musicali in giro per il mondo a oggetti d’arte, come la vetrina e la porta della pasticceria di Sandri al Corso. Il terzo, Sergio, ha proseguito l’attività di idraulico del padre. Aldo, uomo del fare, ha attraversato periodi storici difficili, sempre con ottimismo e volontà. Ha educato i tre figli con rigore ed onestà.

Ho visitato la sua officina e raccontato le sue strepitose mostre al Cva, dove esibiva modellini in scala di macchine da battitura, trattori, attrezzi di una volta: tutti perfettamente efficienti e funzionanti. Un vero miracolo di studio, pazienza e precisione. Nel 2012 Aldo fu da me ospitato al Teatro Morlacchi per un evento dell’Accademia del Dónca. Stava per compiere gli ottanta. Ci raccontò della guerra e del male che comporta. Al pubblico che stipava il teatro disse: “Ricordatevi che la guerra è terribile ed è meglio sentirla raccontare”. Scriveva anche, Aldo, sebbene non disponesse di strumentazione culturale e fosse praticamente autodidatta. Conservo un suo libretto intriso di saperi e sapori di una volta, tratteggiati con realismo e nostalgia. Disegni, riflessioni, aforismi, raccontini. Di quando eravamo poveri di mezzi ma ricchi di valori.

Dopo un male irreversibile che lo ha colpito ad aprile, se n’è andato in punta di piedi, a casa sua, nel suo letto. I figli gli hanno preparato l’“Officina ardente” e sono state tante le persone che sono andate a salutarlo. A ciglio asciutto, in un clima affettuoso che ignorava il piagnisteo. Fino alla mezzanotte è stato un via vai, quasi gioioso, di amici. Stamattina alle 10, l’ultimo viaggio. L’“accompagno”, come diciamo noi perugini. Come una passeggiata tra amici, l’ultima, verso il campo “santo”, dove il meritato riposo attende Aldo, dopo una vita di lavoro. Nella chiesa parrocchiale di San Martino in Campo si legge l’ultima poesia scritta da Aldo. Un omaggio alla vita e al dialetto perugino.

Ciao, Aldo, poeta del fare e del pensare, ricco di intelligenza e di cuore. Mi auguro che i tuoi preziosi manufatti vengano conservati dai tuoi figli. Sei stato un esempio di intelligente umorismo e autoironia. Non ti dimenticheremo. Come non ti dimenticherà il tuo adorato nipote Luca che ti guardava con stupita ammirazione.

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