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Cronaca

Accoltellato mentre torna dal lavoro: "Diego la persona sbagliata nel posto sbagliatissimo"

La sorella Laura e il fratello Andrea ricostruiscono l'aggressione e l'arresto del killer: l'ha ucciso e poi ha comprato le sigarette con la sua carta

"La persona sbagliata, nel posto sbagliatissimo". Diego Damis, 41 anni, perugino, dal 2015 a Chicago, alle 6 di mattina del 25 febbraio camminava sulla South Greenwood, nel quartiere di Kenwood, a Chicago. Tornava a casa dopo aver lavorato al Cave bar, una manciata di passi da casa sua. "Giocava a scacchi on line con un suo amico, non si è neanche accorto" racconta la sorella Laura. 

Non si è accorto che qualcuno stava rubando nelle auto in sosta lungo la strada e che, al suo passaggio, si è accodato, fino a raggiungerlo per aggredirlo a coltellate, più fendenti, per prendergli il portafoglio e la carta di credito. "L'ha usata per comprare le sigarette a un distributore, poi se ne è andato con la tessera dei mezzi pubblici di Diego, le telecamere le hanno 'seguito'". Si è tolto anche la mascherina, si distingueva bene" ricostruisce ancora Laura dopo aver incontrato gli investigatori che hanno indagato sulla morte del fratello, "Uno grande sforzo, hanno lavorato in maniera veramente efficiente" aggiunge Andrea, l'altro fratello di Diego.

"Siamo contenti - dice ancora Laura - contenti che sia finita, ma dire che abbiamo avuto giustizia, be' per quello ancora ci vorrà". Sapere che l'assassino di Diego è stato arrestato "è una magra consolazione, ma il primo pensiero era dare un volto a chi ha fatto questo. Ha 18 anni questo ragazzo, un figlio. Che abbia 18 anni non cambia niente, è solo un assassino. E fortunatamente, il fatto che è maggiorenne,ha facilitato le cose, perché da minorenne sarebbe potuto anche rilasciato. Una persona così non può stare in giro".

Andrea e Laura con i familiari sono andati a Chicago, hanno preso parte alla cerimonia in ricordo del fratello ucciso per pochi dollari, "abbiamo potuto toccare con mano l'efficienza di chi ha fatto le indagini, la delicatezza con la quale si sono rapportati con noi e con la comunità. E poi l'abbraccio della comunità degli italiani di Chicago che c'è stata così vicino". A questo punto, aggiunge ancora Andrea "quello che conta è che non bisogna più cercare, spero che sia una storia chiusa".

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