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Cronaca Magione

Piscina fuori misura e locale abusivo fatto passare per muro di contenimento, condannato agriturismo

Il Comune di Magione aveva bloccato i lavori e ordinato la demolizione delle parti non inserite nel progetto

Una piscina fuori misura e un locale che non esisteva nel progetto iniziale, poi camuffato da muro di contenimento. Opere che sono costate la condanna del legale rappresentate di una società che gestisce un agriturismo, difeso dall’avvocato Paolo Rossi, realizzato a Magione.

La società aveva fatto ricorso al Tribunale amministrativo regionale contestando al Comune di Magione, rappresentato dall'avvocato Paolo Fantusati, la sospensione dei lavori di “demolizione e ricostruzione di una piscina per uso privato”, precedentemente autorizzati.

Sospensione perché durante un controllo sarebbe stata rilevata “l’intervenuta edificazione di un locale seminterrato in assenza di permesso di costruire” e la realizzazione “della piscina con misure diverse rispetto a quelle indicate nella Dia”.

Secondo la proprietà dell’agriturismo il “locale seminterrato sarebbe invece il muro di contenimento di un terrapieno, la cui realizzazione si sarebbe resa necessaria a causa dello sbancamento posto in essere per la demolizione della piscina originaria” e quindi “sarebbe opera sottoposta al regime dell’edilizia libera” per la quale non serve un titolo rilasciato dal Comune.

Il Collegio ha ritenuto fondati i motivi di ricorso relativi alla piscina, ritenuta opera di “edilizia libera” e ha annullato l’ordinanza che riguardava tale manufatto. Per il locale abusivo, presentato come muro di contenimento, invece, per i giudici si tratta di “un locale seminterrato” che funge da base per solarium, nel quale si aprono una porta e delle finestre, poi tamponate.

Dalla relazione stilata dal Corpo Forestale dello Stato - Comando Stazione di Passignano sul Trasimeno, emerge che si tratta di un locale non previsto che potrebbe essere utilizzato per altri scopi.

E i giudici hanno ritenuto corretta la ricostruzione del Comune di Magione, respingendo il ricorso e condannando la società a pagare 1.500 euro di spse di lite.

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