rotate-mobile
Cronaca

Giovedì Santo, il Cardinale accoglie i profughi e benedice i volontari Caritas

Il messaggio ai fedeli per la settimana Santa: «Non manchi mai il pane del lavoro, soprattutto non manchi mai il pane del perdono, della pace e della riconciliazione»

Gli “ultimi” sono stati i protagonisti delle celebrazioni del Giovedì Santo (24 marzo) in Perugia presiedute dal cardinale Gualtiero Bassetti, prima in Carcere e poi nella cattedrale di San Lorenzo. Il presule ha compiuto il rito della Lavanda dei piedi a testimoni della sofferenza umana, detenute e profughi, e a operatori Caritas. E’ stato un richiamo per tutti e un segno di vicinanza della Chiesa diocesana verso quanti sono provati dalle difficoltà della vita e a coloro che si fanno carico di tante famiglie in situazioni di bisogno. Basti pensare ai responsabili e operatori del “Villaggio della Carità” e dei tre “Empori della Solidarietà” voluti dal cardinale Bassetti come opere segno giubilari della misericordia.

Soprattutto è stato il Giovedì Santo delle detenute e dei detenuti del Carcere in Capanne, che, in occasione del Giubileo straordinario, hanno potuto partecipare tutti insieme alla Messa nella “sezione maschile”, e dei profughi e delle profughe che hanno trovato accoglienza nelle strutture ecclesiali gestite dalla Caritas denominate “Oasi di Engaddi”, “Pozzo di Giacobbe” e “Casa Betania”. Si tratta di 23 pakistani, 10 nigeriane e 6 siriani. Quest’ultimi ospitati in un appartamento messo a disposizione da un medico perugino. A tutti loro si uniranno, il 25 marzo, 7 profughi provenienti dal Gana. Sono giovani fuggiti dai loro Paesi a causa di guerre, violenze e fame. Le tre ragazze della Nigeria, a cui il cardinale ha compiuto la lavanda dei piedi in cattedrale insieme a tre ragazzi ventenni del Pakistan, sono in stato di gravidanza e si chiamano (i nomi sono tradotti): Amore, Benedizione e Cristiana. Insieme alle altre connazionali, al termine della celebrazione, hanno intonato un canto spiritual della Chiesa che le ha generate nella fede.

Il cardinale ha esordito nell’omelia mettendo in stretta connessione la sofferenza delle persone detenute con la sofferenza dei profughi. «Senza soluzione di continuità stasera sono passato dalla celebrazione al Carcere di Capanne a questa nella nostra cattedrale – ha evidenziato il presule –. Oltre ad essere la stessa celebrazione, perché noi ricordiamo l’istituzione dell’Eucaristia, del Sacerdozio e della Lavanda dei piedi, come ci dice la liturgia odierna, c’è anche una soluzione di continuità nella sofferenza. Il carcere è luogo di sofferenza e mi sono commosso quando le donne mi hanno offerto il grembiule della Lavanda dei piedi, lo stesso che indosserò tra breve anche in cattedrale». Ma la gioia più grande il cardinale l’ha provata quando - come lui stesso ha raccontato  - «una donna di quaranta anni, una mamma, ha chiesto il sacramento del battesimo degli adulti dopo un periodo di preparazione, ricevendolo nel contesto della celebrazione del Giovedì Santo in carcere".

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Giovedì Santo, il Cardinale accoglie i profughi e benedice i volontari Caritas

PerugiaToday è in caricamento