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Uomini e donne percepiscono il dolore in modo diverso: lo studio

Un'indagine di alcune Università del Canada e degli USA pubblicata sulla rivista Brain ha appurato la responsabilità di un gene nella risposta più sollecita agli stimoli del dolore per le donne: ecco perché e che cosa ne deriva

Si riscontra che nel mondo sono soprattutto le donne a soffrire di più di dolori cronici quali mal di testa o emicrania, lombalgia, dolore al collo, dolore orofacciale e dolore neuropatico. In base ad alcun ericerche, inoltre, sembra che l'organismo femminile mostri una maggiore sensibilità al dolore rispetto a quello maschile. 

Nonostante questa evidente differenza, la scienza per decenni ha creduto fermamente che il dolore fosse elaborato nello stesso modo dal corpo maschile come da quello femminile: si tratta in realtà di una “convinzione” priva di alcuna base scientifica, dato che la stragrande maggioranza della ricerca neuroscientifica sul dolore è stata condotta solo sul sesso maschile. 

Un team di ricercatori di alcune Università del Canada e degli USA ha il merito di aver iniziato l'indegine scientifica sulla differenza nella percezione del dolore tra i due sessi. Lo studio, pubblicato sulla rivista Brain, ha indagato le basi neurobiologiche dell'elaborazione del dolore in uomini e donne, dimostrando che il dolore, a quanto pare, non viene elaborato dal corpo femminile ugualmente a quello maschine.

Il ruolo differente del fattore "BDNF" nei due sessi

Rispetto alla ricerca precedente, condotta prevalentemente su roditori maschi, il nuovo studio presenta due grandi vantaggi: in primis, include soggetti di sesso femminile, e in secondo luogo, è stato condotto su esseri umani. Per poter comprendere quali sono le basi neurobiologiche del dolore cronico nei due sessi, i ricercatori hanno indagato i meccanismi dell'ipereccitabilità neuronale nel "corno dorsale superficiale" umano (regione posta alla periferia della materia grigia, all'interno del midollo spinale) sia dei maschi che delle femmine.

Attraverso l'analisi del midollo spinale di uomini e donne, donato post mortem, i ricercatori hanno appurato che una specifica di proteina, nota come “fattore neurotrofico derivato dal cervello” (o BDNF), si comporti in maniera diversa nei due sessi. Questo fattore, scoperto ben 40 anni anni fa, ricopre infatti, un ruolo importante e complesso nell'elaborazione del dolore, amplificando i segnali del dolore nel midollo spinale in brevi periodi di tempo e facendo l'opposto a lungo termine.

Maschi e femmine elaborano il dolore in modo diverso

I ricercatori sono arrivati alla conclusione che il corpo maschile e quello femminile – e il gene BDNF in particolare – elaborano il dolore in modo molto diverso. La differenza nei sessi in risposta al BDNF è dovuta all'azione degli ormoni. Questo troverebbe riscontro in studi precedenti che collegano il dolore delle donne a livelli di estrogeni più elevati, ma questo studio fornisce anche la prova empirica dell'assunto: quando hanno rimosso le ovaie dai roditori femmine, la differenza nella segnalazione del dolore tra i sessi è scomparsa (lo studio è stato condotto sia sui roditori che sugli esseri umani di entrambi i sessi).

“E’ evidente, quindi, che gli ormoni sessuali femminili hanno un effetto sui meccanismi spinali della segnalazione del dolore, ma - hanno dichiarato gli esperti - sono necessari ulteriori studi per identificare quali ormoni sessuali femminili regolano questo dimorfismo, isolando gli effetti che l’estrogeno e il progesterone possono avere sullo sviluppo della via nocicettiva (processo sensoriale che rileva e convoglia i segnali e le sensazioni di dolore) sia nei roditori che nell’essere umano". 

Nuove cure per trattare il dolore cronico

Quanto scoperto da questo studio sulla differenza nell’elaborazione del dolore tra i due sessi, potrebbe tracciare la strada a nuove terapie più personalizzate, vicine il più possibile alle esigenze individuali del paziente, nonché a nuovi farmaci specifici per il dolore. "Lo sviluppo di nuovi farmaci antidolorifici -  ha affermato Annemarie Dedek, autrice principale dello studio - richiede una comprensione dettagliata di come il dolore viene elaborato a livello biologico. Questa nuova scoperta pone le basi per lo sviluppo di nuovi trattamenti per aiutare chi soffre di dolore cronico”.

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