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La rabbia e gli altri fattori che possono innescare un ictus immediato

Un ampio studio internazionale ha scoperto che la rabbia, il turbamento emotivo e lo sforzo fisico intenso possono essere associati all'insorgenza di un attacco ischemico nel breve periodo

Quando un’area del cervello non viene irrorata correttamente e per questo subisce dei danni si verifica quello che viene chiamato ictus (o stroke, in inglese).  Può trattarsi di un'ostruzione completa o parziale di un vaso arterioso cerebrale (ictus ischemico) o di un’emorragia cerebrale dovuta alla rottura del vaso colpito (ictus emorragico). L’ictus rappresenta la terza causa di morte nei paesi sviluppati e una delle prime cause di disabilità nel mondo. 

Ogni anno questo problema colpisce circa 12 milioni di persone nel mondo e 95.000 in Italia. Ma che cos'è che innesca un ictus? Tra i principali fattori di rischio non modificabili ci sono l’età (il rischio di ictus raddoppia ogni decade di vita dopo i 55 anni e aumenta quasi esponenzialmente dopo i 65), la familiarità (avere un parente diretto che ha già sofferto di ictus implica un rischio maggiore) e il sesso, perché gli uomini sono lievemente più colpiti. Tra i fattori di rischio sui quali invece si può intervenire ci sono, invece, l’ipertensione arteriosa, la fibrillazione atriale, il diabete mellito, l’ipercolesterolemia, il fumo di sigaretta (che aumenta di due/tre volte il rischio di ictus). Quando si verificano queste condizioni, oggetto di numerosi studi scientifici, può sopraggiungere un ictus nel medio-lungo periodo. Poco si sa, invece, di quei fattori che possono provocarlo nel breve termine, quindi che fanno da innesco immediato dell’attacco ischemico.

Uno studio sui fattori di innesco immediato

Su questi fattori si è concentrato lo studio internazionale INTERSTROKE, co-guidato dalla National University of Ireland, Galway (NUI Galway), il più grande mai svolto su questo ambito. I ricercatori hanno analizzato, in particolare, il collegamento tra rabbia o turbamento emotivo e uno sforzo fisico intenso e un attacco ischemico acuto, per stabilire l’importanza di questi fattori nell'innesco dell'ictus in una vasta popolazione internazionale.

"La prevenzione dell'ictus - ha detto il professor Andrew Smyth, professore di epidemiologia clinica presso la NUI Galway, direttore dell'HRB-Clinical Research Facility Galway - è una priorità per i medici e, nonostante i progressi, rimane difficile prevedere quando si verificherà un ictus. Molti studi si sono concentrati su esposizioni a medio e lungo termine, come ipertensione, obesità o fumo. Il nostro studio mirava a guardare le esposizioni acute che possono agire come fattori scatenanti”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sull'European Heart Journal.

Lo studio

Lo studio ha preso in esame 13.462 primi casi di ictus acuto, coinvolgendo pazienti con una origini etniche molto differenti in 32 paesi, e adottato un approccio case-crossover per capire se un fattore scatenante entro 1 ora dall'insorgenza dei sintomi (periodo del caso), rispetto alla stessa ora del giorno precedente (periodo di controllo), fosse associato a ictus acuto (cioè caratterizzato da un'improvvisa comparsa di segni e/o sintomi). Dai risultati è emerso che un totale del 9,2% (uno su undici) era arrabbiato o turbato emotivamente e il 5,3% (uno su venti) impegnati in uno sforzo fisico pesante durante il periodo del caso. "Abbiamo esaminato due fattori scatenanti separati - ha detto il prof. Smyth -, e scoperto che la rabbia o il turbamento emotivo sono collegati a un aumento di circa il 30% del rischio di ictus durante un'ora dopo un episodio, con un aumento maggiore se il paziente non aveva una storia di depressione. Le probabilità erano anche maggiori per quelli con un livello di istruzione inferiore”.

Ictus ischemico e ictus emorragico potrebbero essere causati da rabbia e turbamento emotivo

Con lo studio INTERSTROKE, i ricercatori hanno scoperto che 1 sopravvissuto su 11 ha sperimentato un periodo di rabbia o turbamento nell'ora precedente dell’evento, mentre 1 paziente su 20 si era impegnato in uno sforzo fisico pesante. La rabbia o il turbamento emotivo nel periodo del caso sono stati associati a un aumento delle probabilità sia dell’ictus ischemico che di quello emorragico.

L'ictus emorragico potrebbe essere causato da uno sforzo fisico pesante

I ricercatori hanno anche verificato che uno sforzo fisico pesante era collegato a un aumento di circa il 60% del rischio di emorragia intracerebrale durante e un'ora dopo l'episodio di sforzo intenso, ma non di ictus ischemico. Inoltre, è stato osservato un aumento maggiore per le donne ma un rischio minore per quelle con un BMI (Indice di Massa Corporea) normale. "Il nostro messaggio - ha detto la coautrice dell'articolo, dott.ssa Michelle Canavan, consulente per l'ictus presso gli ospedali universitari di Galway - è che le persone pratichino l'esercizio fisico a tutte le età. Ma è anche importante per alcune persone evitare uno sforzo fisico intenso, in particolare se sono ad alto rischio cardiovascolare, adottando anche uno stile di vita sano e un regolare esercizio fisico”.

Come preveire l'ictus

Le modalità di prevenzione dell'ictus sono più efficaci se vengono messe in pratica quando l'ictus non si è ancora manifestato, ossia in soggetti "che stanno bene" (prevenzione primaria). È buona prassi, pertanto, effettuare periodiche visite presso il proprio medico per verificare il profilo di rischio vascolare, curare l’ipertensione, mantenere uno stile di vita sano e non fumare. “Ma - ha detto il professor Martin O'Donnell del Population Health Research Institute della McMaster University e Hamilton Health Scienze (Canada) -, come suggerisce la nostra ricerca, bisogna tenere anche sotto controllo la rabbia o lo stato emotivo, e limitare, in determinati soggetti, periodi di intenso sforzo fisico, fattori che aumentano in modo indipendente il rischio a breve termine di ictus. Vogliamo, inoltre, sottolineare - conclude il professor O'Donnell - che un breve episodio di intenso sforzo fisico è diverso da un'attività fisica regolare, che può, al contrario, ridurre il rischio di ictus a lungo termine".

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