Linguaggio dei procedimenti giudiziari, incontro tra magistrati, avvocati e giornalisti
Promosso dalla Procura generale di Perugia e dell'Osservatorio, è il primo di una serie di confronti
Si è svolto in questi giorni il primo dei tre incontri distrettuali sul tema “Il linguaggio degli atti giudiziari e del processo”, organizzati dalla Procura generale di Perugia e dall’Osservatorio sul linguaggio dei provvedimenti giudiziari, in collaborazione con gli Ordini degli avvocati di Perugia, Spoleto e Terni .
L’iniziativa è stata l’occasione per presentare, ai magistrati requirenti e giudicanti e agli avvocati del circondario di Terni, il lavoro dell’Osservatorio, anche al fine di sensibilizzare e avviare una riflessione sul tema del linguaggio degli atti giudiziari e del processo.
La sostituta procuratrice ternana Elena Neri, quale componente dell’Osservatorio, ha aperto l’incontro richiamando l’attenzione sulla stretta connessione tra la motivazione dei provvedimenti giudiziari e la comprensibilità della decisione per le parti, quale presupposto anche per un effettivo esercizio del diritto di difesa nella eventuale fase di impugnazione.
La dottoressa Neri ha chiarito come il linguaggio dei provvedimenti giudiziari dovrebbe rifuggire da quella che Italo Calvino chiamava “l’antilingua”, cioè quella modalità espressiva lontana dalla lingua comune che predilige tecnicismi inutilmente involuti e ricorre a formule lessicali fossilizzate, e prediligere espressioni sintetiche ed uno stile sobrio e continente, scevro da espressioni sarcastiche o ironiche e dall’utilizzo di aggettivi o qualificazioni non funzionali a dar conto delle ragioni sottese alla decisione adottata.
Nel corso dell’appuntamento si è avuto modo di sottolineare come il tema della chiarezza degli atti processuali sia da tempo patrimonio della cultura giurisdizionale e sia stato oggetto di disciplina anche con un Protocollo di intesa tra il CSM ed il Consiglio Nazionale Forense. Inoltre, sono stati richiamati i criteri di redazione dei provvedimenti elaborati dall’Osservatorio nel documento “Note introduttive in tema di correttezza e adeguatezza del linguaggio dei provvedimenti giudiziari”, già presentato il 23 novembre 2022 presso l’Università degli Studi di Perugia, sottolineando come tali criteri costituiscano solo suggerimenti e uno spunto di riflessione per avviare un lavoro comune tra la magistratura e l’avvocatura, che consenta anche di limitare i casi nei quali il nostro Paese, soprattutto in procedimenti aventi ad oggetto reati sessuali o di violenza domestica, venga condannato (come avvenuto in passato) dalla Corte di Strasburgo per l’utilizzo di un linguaggio inadeguato ed espressivo di pregiudizi di genere.
Successivamente è intervenuta la presidente del Tribunale di Terni, Monica Velletti, che, ha richiamato l’importanza della chiarezza e della sinteticità degli atti giudiziari. La presidente si è poi soffermata sulla stretta correlazione tra la chiarezza del testo e la comprensibilità della decisione, evidenziando come il tema della correttezza del linguaggio debba costituire un monito anche per gli ausiliari ed i consulenti del giudice i quali, specialmente nella materia del diritto di famiglia, talvolta utilizzano espressioni prive di un reale significato e disancorate da specifici elementi processuali o da una solida base scientifica. Si pensi all’espressione “sindrome madre malevola” utilizzata in alcune consulenze tecniche. La Presidente ha anche ricordato l’esperienza maturata quale componente della Commissione femminicidi, evidenziando come l’esame di oltre 1500 provvedimenti in materia di diritto di famiglia ed affidamento dei minori le abbia fatto rafforzare la convinzione che l’utilizzo di un linguaggio distorto ed una scarsa attenzione al rigore della motivazione possano recare serio pregiudizio ai diritti da tutelare.
Infine, Monica Velletti, nel sottolineare l’attualità del tema oggetto dell’incontro, ha concluso l’intervento richiamando la nota con la quale l’Accademia della Crusca ha invitato a declinare al femminile i nomi di cariche e professioni, nonché la sentenza della Corte di Giustizia, emessa lo scorso 2023, con la quale ha stabilito che il regolamento per la protezione dei dati personali si applica anche alle attività giurisdizionali ed ai documenti prodotti dalle parti in un processo civile.
I prossimi incontri dell’Osservatorio si terranno al Tribunale di Spoleto il 25 maggio e a Perugia il 14 giugno