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Sabato, 30 Settembre 2023
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Ponte Felcino. Alla ricerca di soluzioni per farla diventare la Mostar di Perugia, per costruire una nuova identità

Ponte Felcino. Alla ricerca di soluzioni. La sfida del futuro per (ri)trovare una propria identità

Chiediamo al consigliere Gino Puletti. Cosa fare per recuperare, o meglio trovare, una nuova identità?

“Credo che nessuno possa disporre di una ricetta preconfezionata”.

Da storico residente e attivo cittadino, come la vedi?

“Come cittadino, nato in questo luogo e qui vissuto per oltre sessant’anni, affezionato alla storia ed ai suoi luoghi, partecipando alla vita sociale in tante realtà che hanno meritevolmente tenuto vivo e coeso il tessuto comunitario, mi sento di dire che l’obiettivo non è impossibile”.

Quali, dunque, i percorsi?

“Occorrono la volontà e la capacità (voglio aggiungere anche il coraggio), di coniugare l’azione dei cittadini e delle associazioni con l’indispensabile sostegno degli enti pubblici, in particolar modo dell’Amministrazione Comunale”.

Quale il tuo ruolo in questa sindacatura?

“Come consigliere comunale, parentesi pandemica permettendo, ho cercato di dare il mio contributo per pensare progetti di carattere infrastrutturale, ambientale ed urbanistico, in grado di delineare una visione futura di questa parte importante del territorio. Alcuni progetti vedranno presto la luce, altri avranno tempi più lunghi” (Gino Puletti è architetto e possiede competenze specifiche in materia, ndr).

Come intervenire sul territorio?

“Oltre ai progetti, per la qualità della vita dei cittadini, è necessaria la costante manutenzione ordinaria e straordinaria del territorio: strade e spazi verdi in ordine, luoghi di incontro ed immobili fruibili, puliti ed efficienti”.

Quali le criticità?

“Ponte Felcino ha la necessità di una attenzione “particolare” rispetto ad altre aree periferiche, e non per avere un trattamento privilegiato, ma perché è un’area popolosa e importante alle porte della città. Sta vivendo una situazione complessa. E diversa, rispetto ad altri territori. È necessario che occhi ed orecchi di chi governa e decide sappiano vedere ed ascoltare, per poi fornire le giuste disposizioni”.

Quale il ruolo dei cittadini?

“Sul binario parallelo dovrà correre l’azione dei cittadini, di coloro che da sempre vivono e abitano il territorio, e dei nuovi venuti, dei responsabili delle associazioni ancora presenti, nonostante le difficoltà, nonostante le risposte, a volte scoraggianti, arrivate a fronte di sacrifici ed energie lodevolmente spese”.

Quali le vere sfide?

“A mio avviso, la vera sfida sarà quella di riuscire ad intessere relazioni con quella parte ‘buona’ della popolazione con le più disparate provenienze, di altre regioni e di altre nazioni”.

Cosa intendi per ‘buona’?

“Sgombrando il campo da qualsiasi facile insinuazione di razzismo, intendo per tale quella parte di nuovi ponteggiani che è brava gente, volonterosa, venuta qui per lavorare, per garantire una vita dignitosa alle proprie famiglie e un futuro degno ai propri figli. Piena di “buona volontà” nel rendersi disponibile a vivere attivamente il tessuto sociale e aggregativo del territorio. Occorre, insomma, delineare un cammino condiviso, capace di generare relazioni e quindi costruire una identità comunitaria”.

Con quali prospettive di successo?

“Chissà se a Ponte Felcino sapremo raccogliere questa sfida? Forse potrà diventare la Mostar di Perugia, la città della Bosnia Erzegovina, crogiuolo culturale, luogo di incontro di popoli e civiltà.

Magari, da periferia in affanno, a paese dove poter vivere con soddisfazione e piacere una dimensione sociale matura”.

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