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UMBRIA LIBRI Marcia su Roma, un secolo… e un giorno dopo. Due super libri sul Fascismo, il Duce e sull'eredità del ventennio

Il tema dell'incontro: “Gli italiani e il fascismo cent’anni dopo. Tra storia, memoria e politica” con Aldo Cazzullo autore di “Mussolini il capobanda” (Mondadori), e con la coppia Alessandro Campi e Sergio Rizzo, autori di “L’ombra lunga del fascismo” (Solferino)

Perugia, 29 ottobre 2022. Sala dei Notari Marcia su Roma, un secolo… e un giorno dopo. Due libri a confronto in una sessione interessante di Umbria Libri.
Partecipato incontro sul tema “Gli italiani e il fascismo cent’anni dopo. Tra storia, memoria e politica” con Aldo Cazzullo autore di “Mussolini il capobanda” (Mondadori), e con la coppia Campi e Sergio Rizzo, autori di “L’ombra lunga del fascismo” (Solferino). Conversazione moderata dal giornalista Virman Cusenza. Saluto iniziale dell’Assessore alla Cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano, storico di mestiere. Intellettuale lucido e ferrato in 1 Introduzione dell'Assessore Leonardo Varasano-2tema. Che preferisce citare la posizione di un personaggio mediatico come De Gregori, assunta nel corso di una presentazione del libro “Mio padre era fascista”, con cui Pigi Battista concesse al padre l’onore delle armi e pose l’eterno problema della mancata pacificazione.

Da qui la banalità dell’accusa “fascista”, impropriamente spesa nelle occasioni più corrive, come una assemblea di condominio: un puro nonsenso. Perché il termine è spogliato di riferimenti storici per assurgere a prototipo di metafora offensiva. Cusenza osserva come i due libri in oggetto siano speculari e complementari. Quello di Cazzullo delinea più gli scuri che i chiari di quell’epopea, schierandosi decisamente controcorrente. Il libro di Campi-Rizzo è puntato sulle targhe, sui monumenti, sulla toponomastica, su una identità scritta sulla pietra. Ma… di carta.

Ma perché Cazzullo ha scritto questo libro, impostato sulla figura classicamente delinquenziale del duce? E si citano le dimissioni dell’ambasciatore Carlo Scorza. Il libro racconta però la storia in una chiave divulgativa e narrativa. Alessandro Campi, storico di professione, parla della difficoltà di fare i conti con la storia, di conciliare e confrontare le diversità dei punti di vista. “Non fare i conti – dice Alessandro – ma giungere alla resa dei conti”. E qui cita i 25 mila italiani uccisi, quelli scomparsi o emarginati. Una posizione di grande equilibrio che piace condividere (sia detto sommessamente, a fronte di mio nonno Francesco, convinto socialista, ho in famiglia la figura di nonno Alfredo, marciatore e perseguitato).6 Pubblico attento e numeroso-2

Insomma, i due libri presentano il duce in modi diversi: il primo come capo banda, il secondo come capocomico, personaggio da operetta. Colpa anche, per la seconda versione, di una pseudo storia, molto ben scritta e accattivante – come quella di Montanelli – ma priva del doveroso sopporto dell’acribia. Sergio Rizzo, a proposito della molla che lo ha indotto a mettere mano alla scrittura, cita il noto dell’intitolazione a Giuseppe Bottai di una strada che adduceva a una scuola. Proprio lui che cacciò gli ebrei dal diritto alla formazione. Una colossale iniquità. Per non parlare del cambiamento di nome, in quello di Perlasca (salvatore di ebrei). Mutamento fortemente contrastato da prefettura e soprintendenza. Piace rilevare come questo evento sia stato caratterizzato da un confronto pervaso da un senso di rispetto e civiltà. Sentimenti e atteggiamenti spesso poco rintracciabili nelle discussioni da taverna.

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