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Le piazze dell'Umbria ai tempi del Covid: gli scatti d'autore di George Tatge

La recensione di Antonio Carlo Ponti: "Una galleria strepitosa di immagini oltre l’umano e il quotidiano, oltre spazio e tempo: fantasmi, segnali, rinvii, poesie, racconti, miti".

Ho sempre ritenuto che la grande fotografia faccia rima con poesia. Ma anche la piccola, quella delle porcellane dei defunti sulle lapidi nei camposanti sono rifugi di sentimenti domestici e lirici. Insomma, una delle arti più giovani, nata dalla luce e dall’ombra, è come sostenuta da una carica interna fisica nella sua incorporeità. Metafisica. Se posso ogni giorno fisso una immagine per immaginarmi, senza poter essere tacciato di narcisismo, nell’immaginario immaginifico di una fotografia, meglio se da antica pellicola manipolata in camera obscura.

Chi non è un poco nostalgico delle buone cose del passato, financo “di pessimo gusto”? Ecco che l’ieri intona l’eterno ritorno, sicché se hai da scrivere di un autore la memoria accende i motori e illumina un titolo se è vero che il mondo è un libro. Al suono tatge o tetge si presenta sulla scena, emerso al buio dello scaffale in doppia fila: Perugia. Terra vecchia, Terra Nuova, un poema in sacrale bianoconero, il ritratto di una città offerto come dono e come trofeo ai suoi abitanti non so quanto consapevoli in quel lontano 1984 del valore di un album a cuore aperto.

Mostra fotografica ai tempi del Covid: le città umbre immortalate da George Tatge

Eh già, quel suono ha un corpo e un’anima, un nome e un volto: George Tatge. Un grande fotografo, un maestro, che ha scelto di vivere, o meglio di tornare a vivere, in Umbria, nell’amata Todi dove nei primi di ottobre si terrà una vasta mostra personale. Il Nostro non è fotoreporter in senso stretto, ma quel che accade intorno non gli sfugge, non è chiuso nella torre d’avorio a concepire soltanto scatti astratti, la fotografia non è soltanto come la pittura cosa mentale, è insieme il miliziano colpito a morte e il bacio dei due innamorati parigini, è carne e sangue e spirito alla maniera di De Chirico, vuote di umani e di manichini, città del silenzio ma autentico non pieno di clangori dannunziani, città o meglio piazze e angoli e scorci e fontane mute, e ombre distese e luci tenui di un sole smemorato. Una galleria strepitosa di immagini oltre l’umano e il quotidiano, oltre spazio e tempo: fantasmi, segnali, rinvii, poesie, racconti, miti.

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