Famiglie, crescono i casi di demenza senile in Umbria: la fascia di età a rischio, le terapie in campo
Più si allunga la vita media di uomini e donne e più la demenza senile aumenta in fatto di numeri. Un espansione che in Umbria si fa ancora evidente a causa di un invecchiamento della popolazione tra i più importanti in Italia. Un tema, quello della demenza, che è stato al centro di un importante convegno medico andato in scena al Santa Maria della Misericordia di Perugia. Dalle relazioni è emerso che nei paesi industrializzati la demenza si è attesta sull’8% della popolazione degli over 65 per raggiungere addirittura il 40% negli ultra 80enni. “Per demenza in fase avanzata - ha ricordato la prof.ssa Patrizia Mecocci - si intende la presenza di disturbi del comportamento, depressione , difficoltà nell’alimentazione e in tutte le attività di base della vita quotidiana, ed in questa fase le problematiche medico-infermieristiche si presentano con un grado elevato di complessità, tali da richiedere una preparazione specifica quali prevenzione delle cadute, delle lesioni da decubito, gestione della disfagia e della sindrome da immobilizzazione, prevenzione delle infezioni “.
“Per dare una dimensione al fenomeno della demenza - ha detto la Dottoressa Simonetta Cesarini, direttore sanitario di Fontenuovo - basti pensare che solo nella nostra struttura protetta le persone affette da demenza severa, grave e terminale sono circa il 70%, e proprio questo dato ci ha spinto ad organizzare un incontro di formazione per il personale che si prende cura della gestione di patologie così impegnative che coinvolgono direttamente le famiglie”.
Proprio da Fontenovo è partito da più di 8 anni un nuovo modello assistenziale da con la costituzione di un “nucleo estensivo demenze” , che si propone , con modifiche ambientali e di formazione specifica del personale, di dare sollievo della sofferenza e ottimizzare la gestione dei disturbi del comportamento. “ I risultati che abbiamo presentato dopo la nostra sperimentazione - sottolinea la Dott.ssa Cesarini- forniscono dati incoraggianti: una importante diminuzione dell’utilizzo di farmaci e di mezzi di contenzione. È inoltre previsto , nei casi più gravi, che le persone vengono assistite in un altro nucleo funzionale della struttura dove il carico assistenziale e le esigenze medico-infermieristiche sono ancora più pesanti”.
“Per il paziente affetto da demenza è indispensabile una gestione integrata per migliorare la qualità delle cure di malattie croniche, ma anche di continuità di assistenza, informazione e sostegno per raggiungere la più alta capacità di autogestione - ha specificato la Prof.ssa Mecocci -. Occorre procedere per obbiettivi, anche minimi, per constatare l’efficacia di un assistenza che con oltre alle terapie prevede di stabilire un rapporto di empatia con il paziente, uno scambio di informazioni ed emozioni che può e deve portare ad ottenere il recupero anche di attività quotidiane o a mantenerle, come ad esempio riuscire ad alzarsi dal letto o provare il piacere di pettinarsi i capelli e mangiare da soli, come è stato sottolineato anche nella tavola rotonda dalla dssa Rita Antonini responsabile Usl umbria 1 e dal medico di medicina generale Roberto Natali , che ha sollecitato una formazione specifica per il medico di base".