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L'Umbria che eccelle - Prodotti agricoli su terreni aridi e con poca acqua, un altro successo per il Ciriaf dell'Universtià di Perugia

Il professor Franco Cotana: "Fornire cibo in abbondanza con uso di pochissima acqua, grazie alla sub irrigazione goccia  a goccia, e all’assenza di evaporazione dal terreno, impedita  dalla membrana Albedo"

A Perugia si impara massimizzare la produzione agricola e a… minimizzare il consumo di acqua ed energia. Il CIRIAF dell’Università di Perugia sarà attivamente presente alla conferenza mondiale sul Clima e i Cambiamenti Climatici delle Nazioni Unite (COP25) che si terrà a Santiago del Cile ai primi di dicembre .

Verranno presentati i risultati del progetto Albedo For Africa, ormai validato da una particolare tecnologia, messa a punto nell’Ateneo perugino. È basata su una speciale membrana ad elevatissima riflettanza per la pacciamatura di ortaggi e consente di raffreddare il Pianeta e coltivare, anche in zone aride,  derrate alimentari con pochissima acqua piovana, senza prelevare acqua (sempre più scarsa) dalle falde o dai fiumi.

In sostanza, si mira a fornire cibo a popolazioni povere e diminuire la radiazione solare assorbita dalla Terra, responsabile dell’effetto serra, sempre più elevato a causa dell’incremento della concentrazione dei gas serra, capaci di alterare il clima.

“Ogni anno vengono immessi in atmosfera circa 35 miliardi di tonnellate equivalenti di CO2”, afferma il Professor Franco Cotana, responsabile del tavolo per le “green technologies” (Programma Nazionale della Ricerca).

Commenta: “Si cerca di accelerare la transizione energetica alle fonti rinnovabili,  ma ci si deve fattivamente adoperare per mitigare velocemente il Global Warming, ossia il famigerato ‘riscaldamento globale’. E il modo più veloce è la tecnologia Albedo”.

Albedo

“Addirittura – prosegue – proprio in Africa o nel sud Italia (regioni a maggiore soleggiamento, per durata e intensità) la tecnologia Albedo si rivela più efficace”.

“Il monitoraggio da satellite conclude – attuato nel progetto con la misura della radiazione solare riflessa fuori dall’atmosfera, prima e dopo la copertura e l’installazione della membrana –   certifica i risultati e valida i modelli messi a punto dal team di ricerca perugino, in collaborazione internazionale con altri centri di ricerca in Canada, Australia e USA”.

Assicura Cotana: “Il progetto ‘Albedo for Africa’ ha il duplice scopo di ‘Abbassare il fornello sotto la pentola’ cioè il Pianeta, e fornire cibo  in abbondanza con uso di pochissima acqua, grazie alla sub irrigazione goccia  a goccia, e all’assenza di evaporazione dal terreno, impedita  dalla membrana Albedo che consente anche la raccolta di acqua piovana”.

C’è da giurarci: “Dopo un acquazzone o una delle rarissime piogge stagionali, l’acqua piovana,  priva di calcaree (importante per non otturare l’impianto goccia a goccia della sub irrigazione)  è raccolta, grazie alla particolare disposizione inclinata della membrana,  in apposite cisterne nel sottosuolo per essere utilizzata con parsimonia durante la coltivazione degli ortaggi”.

A riprova che si tratta di fatti reali e di risultati concretamente conseguiti, Cotana ci manda la foto di una cassetta di rossi pomodori, ottenuti attraverso l’utilizzo di questa rivoluzionaria tecnologia.

La doverosa precisazione: “Sono stati raccolti i primi 10 kg di pomodori, cresciuti con soli 160 litri d’acqua, contro i 1500 litri di una coltivazione normale. Nella coltivazione non sono state usate sostanze né concimi chimici, anticrittogamici o antiparassitari. Il prodotto è veramente biologico e puro”.

Nota non marginale: “I pomodori sono  cresciuti del 30 % in più in peso, a parità di tempo, rispetto ai pomodori senza membrana Albedo”.

Che dire? Perugia capofila degli studi in questo fondamentale campo della scienza. C’è di che andarne orgogliosi.

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