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INVIATO CITTADINO Quando Umberto Calzoni ironizzò sulla presunta scoperta delle ossa del Divin Pittore Pietro Perugino

Esce da un cassetto della sua dimora un documento, di fatto sconosciuto, che fu pubblicato nel “Giornale d’Italia”, edizione del 10 maggio 1911

Quando Umberto Calzoni ironizzò su una presunta scoperta delle ossa del Divin Pittore Pietro Perugino. Ben 15 anni prima del vero ritrovamento.

Esce da un cassetto della sua dimora un documento, di fatto sconosciuto, che fu pubblicato nel “Giornale d’Italia”, edizione del 10 maggio 1911. Me lo hanno consegnato gli eredi: dottor Mauro e Maria Lauretta Burini Calzoni, tutori della memoria di Umberto (di cui si è celebrato, nel 2021, il 140.mo anniversario dalla nascita). Ve ne anticipiamo in pagina il frontespizio.

In 14 quartine in rima alternata, l’avvocato archeologo (direttore del Museo Archeologico dal 1925 al 1958) ironizza sull’asserito rinvenimento dei resti umani del Divin Pittore in quel di Fontignano, dove il Perugino si rifugiò per sfuggire alle insidie della peste che decimava la popolazione. Ma ne fu comunque colpito.

Calzoni, in riferimento a notizie di varie, presunte scoperte di quei miseri resti, molto prima della scoperta vera (3 maggio 1925), ironizza, giocando sul termine “perugino” che si diverte ad applicare a se stesso. Insomma: immaginando che in un futuro (auspicato come molto lontano, in quanto scrive all’età di 30 anni, essendo nato nel 1881!) i posteri individuino le ossa sue (di Calzoni), ossia quelle di un autentico “perugino”. Ma non quelle di Pietro Perugino, pictor optimus da Città della Pieve. Insomma: uno “scherzo alla posterità”.

Chiariamo subito che non si tratta di ‘alta’ poesia, ma di versificazione. Arguta, ironica, sorniona (come il suo autore). Resa, invero, in un metro difficile e assai raro: il verso alessandrino o doppio settenario. Nel pieno rispetto delle scansioni sillabiche.

(Ricordo che Calzoni pubblicò un solo libro “Le trapple del monno”, rivelando uno spirito ironico e puntuto, oltre a delle plaquettes di formato minimo, in copertina celestina, che era solito donare ad amici e conoscenti, della serie “Dicessenen quillo”/ “Dicesse quello-come si dice”).

Nella Composizione/estratto “Per il presunto rinvenimento delle ossa del Perugino”, Calzoni immagina dunque che degli scavatori, guidati da un austero archeologo, individuino i suoi resti umani.

Quello che mi preoccupa non è già il cimitero / e i funerali e i fitti misteri del di là / ma più crudeli assilli mi pungono il pensiero: / gli scherzi, atroci scherzi de la posterità”.

Calzoni immagina che gli archeologi, fieri, annuncino la scoperta al mondo, equivocando e calpestando la vera identità. Ma il defunto (ossia Calzoni stesso) non potrà parlare (“ed il funesto equivoco chiarir più non potrò”) e chiarire l’abbaglio.

Così quei resti (d’un qualunque “perugino”) verranno pomposamente riposti “in una cassa d’ebano ben cesellata in oro” come i resti di Pietro Perugino.

Dentro una cassa d’ebano ben cesellata in oro / il mio modesto scheletro con pompa riporran / dopo che radunati insieme a concistoro / i sommi ed infallibili dotti tra loro aran // con vera scienza e certa convinzion provato / che quelle povere ossa tratte dal buio or or / anzi che aver servito di palo a un disperato / erano, esempligrazia, d'un divino pittor”

Fuori dello scherzo, racconteremo domani ai lettori la vera storia del reperimento dei resti del Perugino, avvenuto in data 3 maggio 1925, in quel di Fontignano. Con testimonianze di chi può dire “io c’ero”.

PS: Segnalo l’importanza e la curiosità dell’opuscolo all’attenzione dell’Assessore alla Cultura del Comune di Perugia Leonardo Varasano, della direttrice del Manu Maria Angela Turchetti, del professor Carlo Pulsoni. Credo che, in previsione delle iniziative del 2023, legate al Divin Pittore, una pubblica lettura interpretata di questa significativa testimonianza potrebbe risultare di sicuro interesse. L’Accademia del Dónca, attraverso la mia persona, è disponibile a una piena collaborazione per la diffusione e il recupero di questo scritto in lingua perugina. 

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