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PERUGINERIE Origine e detti legati al torcolo, da San Costanzo a più laici significati

Come sia, e allusioni a parte, non resta che gustarne il sapore

Il lemma TÒRQLO si lega al nome latino TORCULUM che letteralmente significa “torchio, strettoio” e deriva dal verbo TORQUEO (“girare, torcere”).

Il nome è probabilmente legato alla tecnica di lavorazione (oggi industriale) ma che nella preparazione a mano prevede una manipolazione, con torsione, della pasta.

Qualcosa di simile vale per il termine TORTA. Anche in questo caso, è necessaria la manipolazione/torsione della pasta. La “torta al testo”, diffusissima in Umbria, è cotta su un disco di refrattario infuocato sulla brace.

Una seconda spiegazione per TORCOLO, che è il ciambellone dolce, come quello di San Costanzo, deriva dalla sua lavorazione “a collana”.

Si dice L TORCOLO À FATTO L ÀNEMA quando la lievitazione non è avvenuta correttamente e il dolce si presenta MALNATO (“appiccicoso e rinvenuto all’interno”). In questo caso il dolce di definisce anche MALLOPPOSO.

Si chiama TORCOLO/ TÒRQLO anche la CROCCHIA di capelli arrotolati e raccolti sul capo e spesso fermati con una forcina.

Infine viene detto TORQLO il sedere, sia per la sua forma rotondeggiante, sia per analogia col buco centrale della ciambella.

La forma CHE TORQLO! indica apprezzamento per un sedere ben fatto. È un’espressione inelegante (diciamo pure, piuttosto grezza) ma non era raro, un tempo, sentirla pronunciare come forma di elogio. E il destinatario non si offendeva, ma se ne lusingava.

In generale, l’interiezione CHE TORQLO! indica una fortuna sfacciata al gioco o nella vita.

Infine una riflessione sulla geometria e sui significati del torcolo di San Costanzo. Si dice comunemente che la forma alluda al fatto che il santo fu decollato e il buco centrale sarebbe, per così dire, una sezione del taglio.

Quanto poi ai canditi, pinoli, uvetta, si sostiene il riferimento alle gemme che dovevano punteggiare la veste intorno al collo.

Come sia, e allusioni a parte, non resta che gustarne il sapore. In una sorta di comunione golosa col santo della costanza e della fermezza da martirio.

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