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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Tomba di Charlotte Murdoch Birnie Van Marle. Una vittoria nostra e della città… con qualche omissione

Tomba di Charlotte Murdoch Birnie Van Marle. Una vittoria nostra e della città… con qualche omissione.

Una questione sollevata su queste colonne dall’Inviato Cittadino. A più riprese e con varie puntualizzazioni. Chi scrive non reclama medaglie, ma commenta con un po’ d’amarezza come un tema di carattere umano, sociale, civile, storico, identitario possa essere piegato a lotte ideologiche che poco o nulla hanno a che vedere con lo spirito che ne aveva animato l’intervento.

“Tutto è bene quel che finisce bene” ha scritto William Shakespeare e l’unanimità raggiunta in II Commissione è positiva.

Ma gli interventi (a quanto si legge nel resoconto) sono stati punteggiati da qualche imprecisione o omissione.

Ad esempio, non corrisponde al vero l’affermazione che lo stato attuale della sepoltura “costituisce un pericolo per la pubblica incolumità” [vedi foto]. Trattasi, infatti, di un sacello, vale a dire uno spazio recintato con una ferratura che impedisce di avvicinarsi. A meno che non si decida di saltarla acrobaticamente.

1 Il sacello Van Male al cimitero di San Marco-3Ma c’è un passaggio che risulta omissivo ed è il seguente: “Allo scadere del tempo di pubblicazione dell’avviso nell’albo pretorio, il manufatto cimiteriale, se non si saranno palesati eredi dei concessionari originari e/o aventi titolo, rientrerà, dopo apposito atto di decadenza della U.O. Servizi al cittadino – servizi cimiteriali amministrativi, nella titolarità dall’amministrazione comunale”.

Ottime le conclusioni e l’impegno “a valutare e intraprendere azioni di conservazione e valorizzazione dello stesso, che tengano conto del personaggio illustre tumulato, tanto ricordato nella città di Perugia e soprattutto nella zona di San Marco”.

Ma non corrisponde al vero l’affermazione che nessuno si sia fatto vivo. Lo abbiamo raccontato con un apposito servizio (La famiglia Tocchi contatta l’Inviato Cittadino ed esprime l’intenzione di rivendicare la tomba Van Marle. Una nostra battaglia a lieto fine) perché quella discendente si chiama Stefania Tocchi, avvocatessa del Foro di Roma, e intende rivendicare diritti di titolarità.

Insomma, non una generica affermazione, un pio desiderio, ma una decisa volontà, qualcosa cui seguiranno a breve atti concreti. E i contatti hanno consistito anche in una infuocata telefonata, fra Stefania Tocchi e l’assessore Cicchi, riferitami dall’avvocatessa Tocchi con la quale ho avuto il piacere di parlare anche ieri sera.

Dice l’assessore Cicchi: “La tomba della signora Van Marle risulta essere intestata a un’altra persona con cui, al momento, non risulta alcuna parentela”. Quella persona si chiamava Isabella Barr Biyte (qualcuno dice, non so su quale base, Smith!) [sempre che il nome sia scritto correttamente e non errato, come quello della contessa Van Marle di cui nella lapide è errato il nome (Charlot per Charlotte e Murdoc per Murdoch)].

2 La lapide coi nomi delle due donne-2La signora Isabella era deceduta nel 1896 e in quella tomba i suoi parenti avevano deciso di ospitare i coniugi Van Marle. Prima il marito Raimond Van Marle, illustre storico dell’arte (scomparso nel 1936) il cui corpo era stato successivamente riesumato e portato alle amate Dolomiti, ottemperando un suo desiderio). E poi – vent’anni dopo – la contessa Charlotte, nel 1957. Nell’occasione fu rifatta la lapide che nomina solo le due donne (e il lapicida deve essere stato superficiale nella scritta dei nomi).

Il fatto che entrambe le salme siano state ospitate in quel sacello deve pur avere un senso. Insomma: tra le due famiglie dovevano evidentemente esserci relazioni di parentela o collateralità. Questione sulla quale sarà il caso di svolgere indagini.

Il fatto è che – a quanto mi risulta – i discendenti (e fra essi l’avvocatessa Stefania Tocchi) non intendono assolutamente rinunciare a una titolarità che non scade. Altrimenti il Comune dovrebbe acquisire tutte le cappelle e le tombe del cimitero monumentale.

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