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INVIATO CITTADINO La tomba dei Cutu come non l’avete mai vista

Realizzata una visita virtuale a cura del Gruppo Archeologico Perusia

La tomba dei Cutu come… non l’avete mai vista. Realizzata una visita virtuale a cura del Gruppo Archeologico Perusia. Compagine di studiosi che, grazie alla disponibilità della direttrice Maria Angela Turchetti, ha offerto una visita virtuale alla tomba dei Cai Cutu ricostruita al Manu, col sapiente contributo della socia fotografa Rossana Vinerba. Per la soddisfazione dei tanti… discendenti di famiglia: tutti quelli – e sono numerosi – dal peruginissimo cognome Cutini!

Una tomba che l’Inviato Cittadino ebbe modo di seguire fin dalla sua scoperta, in via Madonna del Riccio, al Toppo di Monteluce. Siamo nella proprietà del pittore Lorenzo Fonda e di sua moglie Sofia quando il pensionato Nazzareno Banella che ne coltiva l’orto scopre casualmente la tomba, col terreno che gli frana sotto i piedi.

Ricordiamo le polemiche sorte a livello scientifico: ne sa qualcosa Maria Eugenia Feruglio.

Ma esplose anche il fenomeno mediatico.

Ricordiamo il giornalista Mino d’Amato che avemmo modo di conoscere e che poi si legò di stima e amicizia a Fonda e stabilì uno stretto legame col nostro territorio (fino a candidarsi a sindaco di Assisi, entrando in Consiglio comunale con una valanga di voti).

Impossibile dimenticare la sceneggiata della trasmissione Rai “Italia sera”, con Damato e Bonaccorti, quando si finse di entrare, per la prima volta, nel sarcofago con la fibra ottica (invero l’esperimento aveva avuto una prova, mica fessi!).

Impossibile dimenticare la proposta indecente della multinazionale del tabacco che offrì a Lorenzo Fonda di introdurre all’interno del sarcofago un pacchetto delle sue sigarette, birbonata che sarebbe stata lautamente ricompensata (siamo contenti di averla raccontata ai nostri lettori, su rivelazione esclusiva dell’amico Lorenzo).

Ricordiamo la posizione di Mario Torelli che, secondo il suo costume e carattere, non le mandò a dire. E, come spesso è accaduto, aveva sostanzialmente ragione.

Ricordiamo le critiche del giornalista scientifico Viviano Domenici, sulle pagine del “Corriere della Sera”, quando polemizzò contro la rimozione, a suo parere impropria, fiancheggiato dal medico-artista Lorenzo Fonda.

Ricordiamo le polemiche per la ricompensa e la cocciutaggine con cui lo “scopritore” Nazzareno Banella ci negò un’intervista, se non a pagamento (“dopo tante fregature dei giornaloni”, giustificò).

Ricordiamo, da ultimo, le critiche (a nostro parere ingiuste) legate alla ricostruzione al Manu e all’illuminazione, giudicata “coreografica” e alla “Cesarini da Senigallia” (noto scenografo tv, quello delle Grotte di Frasassi ), come allora si disse. Tante (giuste e sbagliate, fra ignoranti e competenti) se ne dissero, ma la tomba sta lì, a disposizione di quanti siano interessati a comprendere e gustarne il “sicut erat”. Ne parlammo tre anni fa, in occasione del 35.mo anniversario dalla scoperta [Lo scandalo della tomba dei Cutu, scoperta non ancora pubblicata e quegli "ecomostri" sorti a poche decine di metri (perugiatoday.it)].

Fa dunque piacere, oggi, ammirare il presente lavoro del Gruppo Archeologico Perusia, che riporta alla ribalta questa testimonianza, strappata all’avidità di quanti, poco sotto, in via San Giuseppe avrebbero (stando al “si dice”) fatto strame di altre documentazioni storico-archeologiche, edificando cementizi ecomostri ricordati solo per la loro impattante bruttezza.

Tornando agli archeologi del Gruppo Perusia, ne apprezziamo l’attività intensa e qualificata. Fra i progetti in cantiere ce n’è un altro che il Gruppo è in procinto di realizzare (ancora a titolo gratuito). Si tratta di videoguide in LIS per il museo Archeologico Nazionale di Orvieto, grazie alla disponibilità della direttrice Lara Anniboletti. Già in scarsella, e in rete, preziose immagini a 360 gradi delle tombe Golini. È importante e significativo sottolineare la circostanza che il Gruppo Archeologico Perusia fa parte dei Gruppi Archeologici d’Italia la cui mission, fin dal 1965, è quella di contribuire alla tutela, alla salvaguardia ed alla valorizzazione del patrimonio culturale italiano.

È certamente opera meritoria la scelta di operare, come fa il gruppo dell’amica archeologa Barbara Venanti, al fianco delle istituzioni, nella persuasa volontà di battersi contro lo stato di abbandono e di degrado che da sempre insidia il nostro patrimonio di storia, cultura e orgogliosa identità.

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