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Grande successo di pubblico alla Rocca Paolina per la mostra "Tibet cuore dell'Asia"

La storia di un Paese occupato dalla Cina, ma che cerca di difendere la storia e la cultura

Domenica 23 ottobre si è chiusa la mostra “Tibet cuore dell’Asia”. Una mostra rimandata più volte a causa della pandemia, ma che finalmente è stata inaugurata il 30 settembre tra l’altro da un ministro del governo tibetano in esilio Norzin Dolma, dalla rappresentante del Dalai Lama in Europa Thinley Chukki e naturalmente dall’assessore alla cultura Leonardo Varasano che ringrazio sentitamente a nome dell’associazione Italia-Tibet e della comunità tibetana in Italia.

"A giudicare dai tantissimi commenti lasciati nel  diario esposto all’ingresso, sembra proprio che la mostra sia stata apprezzata dal numeroso pubblico che affluito in una delle strutture più spettacolari e uniche in Italia, ma  forse anche oltre: la Rocca Paolina - dice Claudio Cardelli, presidente dell'associazione Italia-Tibet - La mostra era stata concepita come una 'mostra di suggestione' selezionando immagini esteticamente spettacolari senza però tralasciare tutta una serie di informazioni fondamentali per comprendere appieno questo gigantesco universo culturale e religioso e umano che fa capo al Tibet. Abbiamo voluto raccontare l’anima del popolo tibetano attraverso le sue opere e i suoi paesaggi, il folklore, la religione e la società. Del Tibet occupato dal 1950 della Repubblica Popolare  cinese abbiamo raccontato i momenti in cui si è aperto, all’inizio degli anni anni 80, ad un turismo che allora era entrato in punta di piedi e che oggi, soprattutto a opera di quello interno, sta letteralmente devastando il Tetto del mondo".

Del “Tibet dal Tibet” mostra un mondo sfuggito per miracolo alle devastazioni dell’occupazione, soprattutto della rivoluzione culturale. "A pochi chilometri da certi confini dell’India, del Bhutan, del Nepal si consumava una tragedia che veniva resa evidente dalle migliaia di profughi che scappavano dalle atrocità dell’esercito e delle guardie rosse cinesi. Quei profughi che poi hanno ricostruito, soprattutto in India, tutti gli elementi essenziali di quel mondo così affascinante così peculiare e così misconosciuto -  conclude Cardelli - Un grazie sentito al nostro referente in Umbria Pier Francesco Quaglietti vera anima dell’iniziativa, al Comune di Perugia e a tutto il personale che ci ha assistito con amicizia gentilezza e logistica. In questi ultimi anni l’Umbria ho avuto verso il Tibet numerosi segni di sostegno e simpatia anche attraverso le sue istituzioni.speriamo che questa mostra non sia un punto di arrivo ma di partenza per nuove significative iniziative sul Tibet e la sua vicenda umana,  storica e politica". 

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