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Giovedì, 18 Aprile 2024
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Studentato della vergogna a San Bevignate: "Finirà al solito modo, tanto paga Pantalone"

L'accusa del presidente di Italia Nostra Luigi Fressoia

Studentato a San Bevignate. Ma quel non-luogo sarà costruito o no? E, se sì, chi ci andrà mai ad abitare? Forse gli studenti della Nuova Monteluce, poco sopra e molto più comoda? Forse chiuderemo gli studentati di viale Zeffirino Faina e i tanti altri squadernati per la città? Ma è necessario spendere denaro pubblico per realizzare qualcosa che non serve? (e su quest’analisi sono tutti d’accordo).

Sentiamo il parere del presidente di Italia Nostra Luigi Fressoia il quale parla, motivatamente, di “un altro colpo di scena”.

A cosa si riferisce?

“Al fatto che l’Adisu ha invitato il Consiglio di Stato a non esprimersi sulla Sospensiva Lavori, affermando che non li farà partire, bensì aspetterà la sentenza di merito, programmata per il prossimo 14 marzo 2019. In questa data, finalmente, si concluderà una delle pagine peggiori della storia urbanistica della nostra città”.

Perché, a suo avviso, l’opera oggi non è più necessaria?

“Si tratta di un’opera immaginata, sin dal lontano 2003, in un luogo non solo paesaggisticamente e storicamente rilevante (e quindi da tutelare), ma anche isolato, rispetto alle sedi didattiche universitarie. Un non-luogo per risiedere come studenti universitari. La prossima sentenza del Consiglio di Stato dirà dunque se l’opera s’ha da fare oppure no”.

Se la risposta fosse un sì?

“Se l’opera s’ha da fare, l’Adisu vorrà procedere con l’avvio dei lavori”.

Ma nessuno potrà fermare questo scempio?

“La Regione, ad esempio, potrebbe revocare il finanziamento accordato all’Adisu e in tal caso essa sarà la prima a pagare i danni all’impresa. Se, invece, l’Adisu si rifiuta di procedere con i lavori, prendendo atto che è un’opera folle e inutile, sarà essa stessa a dover pagare i danni all’impresa”.

Insomma, pagheranno loro?

“No: pagheremo noi. In entrambi i casi, pagano gli italiani, si tratta infatti di denaro pubblico”.

Se la risposta del Consiglio di Stato dovesse essere un no?

“Se il Consiglio di Stato deciderà che è illegittima, allora l’opera non si dovrà fare e, a questo punto, spetterà di nuovo all’Adisu pagare i danni all’impresa. Tanto più che l’Adisu, nel 2008, si era dimenticata della scadenza della autorizzazione paesaggistica e quindi il suo provvedimento autorizzatorio era scaduto. Come dire che l’Adisu fece gara di appalto da 12 milioni di euro con autorizzazione scaduta”.

In conclusione?

“Insomma: la sentenza del Consiglio di Stato avrà solo una conseguenza, qualunque cosa dica: l’Adisu è il soggetto che più di tutti rischia di pagare i danni alla impresa che ha vinto l’appalto.
Ma a questo punto diventa centrale la domanda che la Corte dei Conti potrebbe porre: questi danni patrimoniali, da pagare con denaro pubblico, devono essere restituiti dagli amministratori Adisu? E, più precisamente, dagli amministratori dell’epoca - quelli che volevano l’opera e hanno fatto l’appalto - oppure dagli amministratori attualmente in carica?”.

Nel frattempo, che succede?

“Nel frattempo, incombe e pesa una certezza, forte come un macigno: il conto da pagare per quest’opera, inutile e folle, sta salendo costantemente tra compensi agli avvocati e danni che l’impresa (legittimamente) pretende. Allungare la vita di questa storia è servito solo ad aumentare il danno patrimoniale pubblico. E, come sempre, a pagare il conto sarà l’eterno Pantalone. Ossia il contribuente, impotente e rassegnato nei confronti dello Stato”.

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