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STORIE DI DONNE | Chiara Giorleo e il "potere rosa" de "Le Donne del vino"

Le figure femminili del mondo vitivinicolo sono sempre più incisive in un settore che è in grado di portare l'Umbria alla ribalta nazionale e non solo. Ne parliamo con la critica enogastronomica neo eletta presidente della delegazione umbra de Le Donne del vino

L’abbinamento tra donne e vino suscita inevitabilmente nella maggior parte delle persone accostamenti stereotipati, ben lontani da quello che la realtà di oggi, al contrario, ci presenta. L’Associazione nazionale Le Donne del Vino ne è una concreta dimostrazione, con circa mille professioniste del settore vitivinicolo che ne fanno parte, promuovendo con professionalità, passione e quell’inconfondibile stile femminile un settore nazionale che resta un’eccellenza mondiale.

Ne parliamo con Chiara Giorleo, critica enogastronomica, campana di origini ma residente in Umbria, docente AIS (Associazione Italiana Sommelier) e WSET, traduttrice nel settore enogastronomico, nonché, da poche settimane, presidente della delegazione umbra de Le Donne del Vino.

Come ha iniziato a lavorare in un settore così “particolare”, specialmente per una donna?

“Io lavoro in questo settore da una quindicina di anni e quando mi chiedono come ho iniziato - dato che non ho al riguardo una tradizione in famiglia - la mia risposta è ‘per curiosità!’. Sono laureata in economia aziendale e dopo gli studi dovevo decidere in quale settore lanciarmi; avendo una mia passione personale per l’enogastronomia, che mi portava a seguire per mio piacere varie iniziative, ho iniziato per caso e per gioco e con grande curiosità a lavorare in alcune aziende di settore in Italia e all'estero; poi ho ripreso e approfondito gli studi più tecnici sul settore vitivinicolo e mi sono rilanciata completamente in questo settore da freelance. Da allora ho iniziato una serie di collaborazioni che porto avanti ancora oggi in ambito giornalistico, su testate online e cartacee, come critica enogastronomica e giudice in concorsi internazionali, nell’ambito della formazione così come dell’enoturismo. Inoltre collaboro con enti per l’organizzazione di tour o eventi, (ad esempio in Umbria con Only Wine, ndr). Oggi fortunatamente esistono più canali che possono aiutare e guidare".

Quali canali intende?

“Intendo dire che sono nati anche percorsi accademici e specialistici per la formazione alla promozione del settore vitivinicolo, corsi di marketing, di giornalismo, per l’ospitalità, l’enoturismo o la gestione aziendale specifica per questi ambiti, perché si è risvegliata una sensibilità rispetto a queste nuova opportunità”.

Come è vista una donna che si occupa di vino? Trova che ci siano pregiudizi in questo ambiente rispetto al contributo femminile?

“La questione di genere esiste, inutile negarlo. Forse iniziamo ad abituarci, gradualmente, alla figura della produttrice donna ma siamo ancora molto indietro rispetto al riconoscimento della sommelier, per non parlare della giornalista e critica di settore. A questo riguardo abbiamo anche i dati di uno studio internazionale che fotografa proprio il peso degli atteggiamenti sessisti nei confronti delle donne nelle professioni vitivinicole e la percentuale delle risposte affermative si è rivelata crescente a partire dalle figure dell’enologa o produttrice fino a quella della giornalista…

Può sembrare una forzatura, ma purtroppo il problema di come sono viste le donne in questo ambiente esiste perché è un settore ancora oggi appannaggio prevalentemente maschile. Basta guardare le foto dei convegni e degli eventi di settore per rendersi conto che c’è un problema: sono quasi sempre tutti uomini. Ecco perché con l’Associazione Le donne del vino ci proponiamo anche un cambiamento culturale in questo senso. Il semplice fare foto di sole donne relativamente a questi eventi, ha culturalmente un suo valore”.

Ci parli meglio dell’Associazione Le donne del Vino: come funziona, che cosa fa?

“In Umbria abbiamo affrontato una riorganizzazione della delegazione regionale per un rilancio delle attività. L’Umbria è una regione ricca con numerose figure femminili di successo e meritava maggiore visibilità anche in questo senso.

L'associazione non coinvolge solo le produttrici, ma tutte le donne che lavorano direttamente nel settore: le sommelier, le giornaliste, le ristoratrici, le proprietarie di enoteche che hanno a che fare direttamente con liste e carte dei vini, così come figure diverse come le consulenti esterne nell’ambito specifico del mondo vino o coloro che si occupano degli uffici stampa.

Se mettiamo insieme tutte queste figure in Umbria viene fuori un elenco ricchissimo. Già ci siamo divise i ruoli e i nostri profili sono pubblicati settimanalmente sui nostri profili social FB e Instagram che invito a seguire: basta cercare Le Donne del Vino_Umbria, mi raccomando con l’articolo 'Le'”.

Crede che anche grazie a Le donne del vino sarà possibile dare maggiore rilievo a un settore importante come quello vitivinicolo per far emergere l’Umbria a livello nazionale e internazionale?

“Una dimostrazione del fatto che c’è tanta vivacità in Umbria è che in poche settimane abbiamo messo assieme un gruppo folto di quasi 30 socie tra produttrici, sommelier, giornaliste, etc. e le iscrizioni continuano ad arrivare con regolarità. C'è un fermento su tutti i campi e l’Umbria sta vivendo un momento di rinascita generale nel nostro settore, lo vediamo anche in ambito ristorativo con il moltiplicarsi di riconoscimenti importanti sulle principali guide di settore; e dietro a questi riconoscimenti ci sono moltissime donne: con la loro capacità di cura e di attenzione al dettaglio, sanno valorizzare le tante cose preziose di questa regione e in particolare il lavoro de Le donne del vino consentirà una ulteriore e importante eco".

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