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STORIE DI DONNE: Dalla sofferenza alla gratitudine, la vita di Luciana Cardinali Chianelli, mamma di Daniele

Silenziosamente a fianco del marito Franco, Luciana assieme a lui ha dato vita alla grande opera del Comitato per la Vita in nome di suo figlio Daniele, per dare ad altri la possibilità di curarsi sentendosi "a casa"

Al fianco da sempre del marito, di cui è spalla insostituibile e con cui ha vissuto e scritto una storia bellissima, carica di sofferenza trasformata in speranza e gioia per tante persone. Stiamo parlando di Luciana Cardinali Chianelli, la mamma di quel Daniele Chianelli a cui è intitolato il “Comitato per la Vita”, che da oltre 30 anni porta sostegno e conforto alle tantissime persone, ma soprattutto bambini, colpite da leucemia e alle loro famiglie.

Luciana, che cosa significa per lei il Comitato per la Vita intitolato a suo figlio?

“Nel 2020 sono passati 30 anni da quando tutto è iniziato, ma eravamo nel pieno della pandemia e non abbiamo potuto ricordare la nostra storia cominciata il 26 Ottobre del 1990. Allora non avrei potuto immaginare che saremmo riusciti a fare quello che abbiamo fatto… Ma certo, c’è un ‘prima’. Nostro figlio Daniele si è ammalato a 6 anni nel 1986, era un bambino sano, di improvviso, il 23 aprile del 1986 la diagnosi ha sconvolto la nostra vita ma ci ha lasciato sempre la speranza nella guarigione, che anche allora era possibile.
Tanti bambini che allora erano ricoverati ora sono sani, ma per Daniele evidentemente doveva essere quello il percorso…La sua malattia è durata 4 anni tra alti e bassi e abbiamo iniziato una lotta terribile anche perché nell’ospedale di Monteluce non c’era niente a sostegno di un bambino nelle sue condizioni, eravamo in una situazione faticosa. Al giorno d’oggi invece è totalmente diverso, c’è un'accoglienza, un'equipe che aiuta la parte organizzativa ed emotiva anche per la famiglia. Noi abbiamo ottenuto allora il trasferimento al Silvestrini per Daniele nel 1989, questa lotta è cominciata con lui ed ecco perché poi è scaturita la voglia di lottare anche per gli altri malati. Quando è arrivato il momento terribile, il 1 luglio del 1990, noi avevamo ottenuto il meglio per nostro figlio come assistenza e cure e abbiamo deciso di continuare in suo nome per gli altri.
Questo è stato il pregresso che ci ha permesso di andare avanti. Io e mio marito siamo rimasti una coppia unita anche davanti a questa tragedia, abbiamo avuto la fortuna di andare avanti, c’era Marta, l’altra figlia, che ce lo chiedeva, e lo abbiamo fatto anche per la volontà di nostro figlio. E uniti insieme siamo arrivati pian piano a fare quello che abbiamo fatto”.

Come ha cambiato la sua vita questo mettersi a disposizione degli altri, dopo un dolore così grande, il più grande di tutti?

“La vita vissuta di altri bimbi che sono stati curati e sono guariti mi ha dato la forza di andare avanti anche se avrei preferito non vivere tutto questo, non ricevere persino un riconoscimento dal Presidente Mattarella, e tutto il resto…”.

Qual'è l'esperienza più bella che ricorda di questi anni accaduta nell'ambito delle attività del Comitato?
“Tutte sono storie da ricordare, rivedere queste persone dopo anni, che quasi non riconosci, trasformate nella maniera più bella che ci possa essere, per noi è una cosa meravigliosa, ma ricordo anche esperienze tragiche come la nostra che poi però hanno portato una nuova vita concepita dopo una perdita tanto grande. Ricordo in particolare la storia di una bambina boliviana che è nata in Italia: la mamma era arrivata qui tramite un parente di Foligno con un bambino di 11 anni che era malato di leucemia e lei aveva appena scoperto di essere in attesa di un altro figlio. Ricordo che piangeva tanto, perché sappiamo quanto può soffrire un bambino in cura e lei era terrorizzata dall’idea di dover stare vicino a suo figlio mentre dentro di lei nasceva un’altra vita, era veramente terrorizzata e viveva un conflitto molto grande. Le siamo stati vicino anche psicologicamente, oltre ad accoglierla con il figlio nella struttura. La gravidanza è andata avanti mentre il primogenito faceva le terapie e quando è arrivato il momento di dare alla luce la nuova vita, con l’aiuto del personale di Ostetricia, tutto è andato benissimo e sono stati in grado di tenere ricoverata la signora solo per una notte, così che potesse poi tornare dal figlio in cura quanto prima possibile. E così è nata una bellissima bambina che è stata chiamata Luciana, come me, ora ha 10 anni e vive in Bolivia, ma il suo ricordo per me e per tutti noi è davvero speciale”.

Ci sono in cantiere nuovi importanti progetti per il Centro Chianelli a Perugia:
“Sì, devo dire che abbiamo iniziato questi importanti progetti proprio quando scattava l'emergenza Covid, e tutti eravamo sconvolti da quello che stava accadendo. Ma mio marito è voluto andare avanti e c’è qualcosa che lo spinge sempre a proseguire in questa strada. La grande rabbia nei confronti di quello che abbiamo vissuto si è trasformata  in qualcosa di positivo. E così tra meno di un anno potremo mettere altri 50 appartamenti a disposizione delle famiglie. Non finiremo mai di ringraziare tutti, dal pensionato che può dare 5 euro al mese, alla grossa azienda. Siamo profondamente grati di quello che tutti stanno facendo in favore di chi si trova a vivere la grande sofferenza della malattia”.

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