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STORIE DI DONNE | Cristiana Pegoraro, un talento pianistico internazionale "made in Umbria": "Senza il duro lavoro non si va da nessuna parte"

La pianista di Terni apprezzata ai quattro angoli della terra (oltre 40 riconoscimenti internazionali ricevuti al momento) racconta la sua vulcanica e non facile vita, incoraggiando i giovani a credere in se stessi "Le donne devono sempre dimostrare di più per essere stimate"

Descrivere il curriculum artistico di Cristiana Pegoraro sarebbe come cercare di sintetizzare un'intera voce enciclopedica: il talento di questa pianista ternana è conosciuto ormai in tutti gli angoli del globo, essendosi esibita fin da giovanissima nelle più importanti sale da concerto in Europa, Stati Uniti, Sudamerica, Medio Oriente, Asia e Australia. Sono oltre 40 i riconoscimenti internazionali che Cristiana Pegoraro ha ricevuto finora nella sua carriera.
Nata a Terni e qui diplomata al Conservatorio in pianoforte a 16 anni con il massimo dei voti, lode e menzione d’onore, la carriera concertistica di questa pianista non ha più conosciuto sosta. Quello che invece è rimasto stabile è l’amore per la sua Umbria, di cui Cristiana è testimonial nel mondo. Inoltre, Pegoraro è ideatrice e Direttrice artistica del Narnia Festival, manifestazione che ospita 45 eventi, tra teatro, danza, arte e spettacolo di respiro internazionale, in programma dal 19 al 31 Luglio prossimi.

L'abbiamo intervistata per scoprire come vive una donna con una vita speciale come quella di una grande artista.

Cristiana, come è fatto il quotidiano di un’artista di caratura internazionale?
“Sono andata via da Terni a 16 anni, appena finito il conservatorio, perché volevo fare nuove esperienze, ero già uno spirito indipendente e con ampie vedute e ho intrapreso il mio cammino un po’ girovago che ha assecondato il mio dono per la musica.
Ho iniziato a fare concerti a 10 anni e quindi fin da piccola sono stata abituata a questo stile di vita. Fortunatamente ho il carattere giusto perché mi piace viaggiare, essere cittadina del mondo e conoscere persone e culture diverse, e questo è un lato della mia professione che mi affascina. Per me è la normalità.
La vita che vivo, a prescindere dai due anni di pandemia, è per me del tutto normale: essere un giorno a New York, un giorno a Londra e un giorno a Terni e mi manca quando non ce l’ho. Anche se poi mi piace ritagliarmi momenti di calma, in cui mi fermo e mi dedico per esempio allo studio o ad altri interessi. Ora per esempio è uno di questi, in occasione del Narnia Festival che sta per iniziare".

L’Umbria per lei resta un luogo di riposo e di ricarica?
“Certo, oltre al Narnia Festival, il legame è sempre vivo. Ci sono momenti di stacco che mi prendo in Umbria, ma anche se sono a New York. Certo l’Umbria in questo mi avvantaggia per la sua immensa bellezza".

Insomma, una vita da favola…
“Molto complessa e faticosa, però: io non mi fermo mai, sono iperattiva e faccio tantissime cose, non è una vita facile. Io amo quello che faccio e se si ama il proprio lavoro tanti svantaggi si superano più facilmente. Ma di tante vite possibili, questa è decisamente una delle più complesse, richiede un enorme spirito di adattamento fisico e mentale. Ci sono tante problematiche date dal fatto che si viaggia, spesso si è da soli e tutto questo è molto impegnativo".


Sebbene davanti a un grande talento, per una donna è più difficile affrontare una carriera come la sua?
"Per una donna è sempre tutto più difficile, perché spesso deve coordinare le esigenze di una coppia o di una famiglia con la gestione di una carriera artistica impegnativa. Tra l’altro, spesso la donna deve dimostrare di essere brava un po’ più dell'uomo. Si corre sempre il rischio che sei brava e anche carina pensino ‘chissà perché sei arrivata lì’...
Bisogna sempre essere molto coerenti più di quello che sarebbe necessario, bisogna avere dei principi e tutto un po' di più. Poi se hai talento certamente vai avanti, ma basti pensare che nella musica all’inizio ci sono più bambine che bambini che iniziano a studiare uno strumento ma poi andando avanti molte ragazze si fermano e sono più i ragazzi a proseguire nella carriera. Molte donne si arenano nel percorso”.

Crede che la pandemia, oltre al disastroso stop per gli spettacoli dal vivo, possa averci lasciato qualcosa di buono?
“Bisogna partire dal carattere di ognuno. Se ci si abbatte e ci si fa sopraffare dalle difficoltà è un problema. Se hai lo spirito combattivo riesci a trovare anche nel male qualcosa di positivo. Una strategia è quella di cambiare interessi, ristrutturare, fare cose nuove.
Io personalmente mi sono orientata verso altre forme per comunicare con la mia arte. Ho avuto un grande dono in questa pandemia: il tempo. Improvvisamente tutto si è fermato. Sono rimasta ferma all’inizio senza sapere come muovermi, inebetita. Poi mi sono rimboccata le maniche e avendo il tempo sono riuscita a fare tutto quello che non potevo fare prima: comporre, arrangiare, scrivere partiture, preparare progetti, tutte cose che prima non riuscivo a fare perché non avevo tempo. Ho scritto persino delle favole per bambini tratte dalle opere liriche italiane.
Noi artisti abbiamo imparato ad essere più visibili attraverso canali alternativi. 
Attraverso internet abbiamo proposto concerti e anche se non è questa la via che può sostituire eventi dal vivo, dobbiamo riconoscere che questo mezzo permette di raggiungere un pubblico in diretta dall’altro capo del mondo. Ci sono formule che con un po’ di intelligenza si possono continuare a utilizzare anche in tempi normali.
Quindi certo, anche la pandemia ci ha lasciato cose buone". 

Che messaggio darebbe ai giovani di oggi per vivere una vita piena come la sua?
“Oggi è molto dura, le realtà sono molto diverse rispetto a quella che ho conosciuto io crescendo. I ragazzi non hanno punti di riferimento e se ce li hanno sono molto opinabili. So di essere impopolare, ma ad esempio devo ancora capire il
fenomeno degli influencer. Sono modelli evanescenti che non invitano i ragazzi a essere se stessi, ma a voler imitare la vita di qualcun altro.
Certamente non possiamo chiudere gli occhi davanti a questa realtà e dobbiamo capire cosa sta succedendo per riuscire a gestirla. 
Io penso che il talento è la prima cosa, ma oltre a quello ci vuole il carattere giusto, tanta tenacia, amare quello che si fa, essere pazzi per quello che si fa. Bisogna avere sogni, ma senza il duro lavoro non si va da nessuna parte. Se uno costruisce la propria vita un mattoncino per volta, forse la strada sarà lunga ma nessuno ci toglierà i risultati raggiunti”.

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