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Martedì, 16 Aprile 2024
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STORIE DI DONNE | Chiara Lungarotti, prima produttrice donna a ricevere il premio Pino Khail: "Lavorare tra i vigneti per non perdere il contatto con la realtà"

L'imprenditrice umbra racconta a Perugia Today il successo di un'azienda che ha fatto sue parole d'ordine innovazione e tradizione. Per i giovani un futuro imprenditoriale possibile nell'agroalimentare

“Per l’infaticabile impegno nella promozione del vino italiano di pregio nel mondo”: con questa motivazione nei giorni scorsi l'umbra Chiara Lungarotti, Amministratore Delegato della storica azienda vitivinicola Lungarotti, con sede a Torgiano, ha ricevuto - prima produttrice donna - il Premio Pino Khail 2022, assegnato da Civiltà del bere durante VinoVip Cortina. Si tratta della biennale organizzata dalla prestigiosa rivista del vino che ha riunito a Cortina d’Ampezzo il meglio della produzione enologica italiana.

Il premio, ideato dal direttore di Civiltà del Bere, Alessandro Torcoli, per ricordare il giornalista Pino Khail, fondatore della rivista nonché pioniere del vino di qualità italiano, è stato consegnato al termine del talk su “Le nuove competenze”, ovvero il patrimonio di conoscenze indispensabili per i professionisti del vino, sia nell’ambito della produzione sia per la comunicazione e i servizi.

“Abbiamo deciso di assegnare il premio a Chiara Lungarotti – ha dichiarato Alessandro Torcoli - non solo perché, da giovanissima, in anni difficili, ha preso in mano le redini dell’azienda guidandola con sicurezza e dimostrandosi un’innovatrice. Ma soprattutto perché la famiglia Lungarotti ha dato grande luce all’Umbria, un territorio che nell’immaginario internazionale è sempre stato visto come un po’ timido e chiuso e che, grazie anche al suo prezioso contributo, si è fatto conoscere nel mondo”.

Chiara Lungarotti, agronomo, è Amministratore Delegato di Lungarotti. Consigliere di Federvini, è stata eletta nel 2022 Vice Presidente di Unione Italiana Vini. Inoltre, è Accademica della Accademia della Vite e del Vino e della Accademia dei Georgofili.

Abbiamo raggiunto l'imprenditrice di Torgiano per un'intervista, curiosi di approfondire una storia di successo declinata al femminile e completamente Made in Umbria. 

Che cosa significa per lei questo riconoscimento? E per le Donne del Vino, di cui abbiamo recentemente parlato?

"Ricevere questo premio per me e per la mia famiglia, con cui condivido la passione per questo bellissimo lavoro, è stata una grande soddisfazione perché significa che siamo riusciti a portare avanti con successo il percorso intrapreso da mio padre, Giorgio Lungarotti. Lui era un visionario, un innovatore, e negli anni’60 è riuscito a disegnare l’Umbria sulla mappa mondiale del vino. È grazie a lui e ai suoi primi vini, “Rubesco” e “Torre di Giano”, che nel 1968 Torgiano ottenne uno dei primissimi riconoscimenti a DOC italiani (Rosso e Bianco di Torgiano). Ed è anche grazie al suo contributo che furono riconosciute molte delle altre denominazioni d’origine dell’Umbria, tra cui quella di Montefalco nel 1979. Insomma, ci ha lasciato un’eredità preziosa, ma anche una grande responsabilità: quella di far crescere l’azienda per continuare a promuovere la nostra regione e le sue eccellenze in Italia e nel mondo. Con mia sorella Teresa lo abbiamo fatto e continuiamo a farlo con grande determinazione, cercando di trasmettere la nostra impronta, ma senza mai tradire le nostre radici. 

Essere, inoltre, la prima produttrice donna a ricevere questo premio è la dimostrazione che ormai, anche nel mondo del vino, in passato prevalentemente appannaggio degli uomini, le cose sono cambiate. Siamo tante, e molte di noi ricoprono cariche istituzionali e ruoli di grande responsabilità, e lo facciamo con passione, impegno e sensibilità. Perché, come dico sempre, in qualsiasi campo la differenza non la fa il genere ma le competenze e la professionalità". 

Crede che un settore come quello vitivinicolo possa rappresentare una sicurezza, in un momento di grande instabilità economica, politica e sociale come quello che il nostro Paese sta vivendo?

"Il comparto del vino è un volano fondamentale per il rilancio dell’economia nazionale e per la promozione del Made in Italy nel mondo. Stiamo vivendo un momento molto difficile, e anche noi produttori stiamo pagando le conseguenze della guerra, la crisi energetica, i rincari delle materie prime. Ma proprio perché rappresentiamo un settore chiave della nostra economia, dobbiamo rimboccarci le maniche e affrontare le criticità con determinazione. Per esempio, sarà fondamentale che tutto il settore impieghi correttamente i fondi del Recovery plan in progetti di largo respiro improntati ad una produzione sempre più attenta all’ambiente e all’efficienza energetica". 

Che cosa significa, in estrema sintesi, portare avanti oggi un'azienda come la vostra? Con quale visione vi proiettate nel futuro prossimo?

"Il nostro lavoro di viticoltori e produttori di vino ci consente di portare avanti una tradizione centenaria cercando nuovi spunti per guardare al futuro, ma ponendo sempre al centro di tutto il rispetto per l’ambiente, di cui oggi tutti parlano ma che per la nostra famiglia è qualcosa di tangibile e imprescindibile che ci vede in prima linea da decenni. A questo si aggiunge il nostro impegno nel promuovere la cultura della vite, del vino e dell’olivo attraverso il Museo del Vino e il Museo dell’Olivo e dell’Olio di Torgiano, creati da mia madre Maria Grazia, su un’idea di mio padre Giorgio, per raccontare la storia millenaria di questi fantastici prodotti - eccellenze della nostra Umbria - e per educare le nuove generazioni alla cultura del bere consapevole. E poi c’è la nostra attività di promozione turistica del territorio legata all’ospitalità con Poggio alle Vigne, agriturismo immerso tra i vigneti del Rubesco, e all’offerta enogastronomica di qualità con l’Enoteca della Cantina. Lo spirito che accomuna tutte queste realtà è quello di offrire a chi ci viene a trovare un’esperienza autentica, fondata su cultura, buon cibo, ottimi vini e relax. L’Umbria ancora oggi è un segreto ben custodito: il nostro obiettivo è fare in modo che la gente abbia voglia di scoprire quanto di bello questa terra sia capace di offrire".

Crede che ci sia ancora speranza, in particolare per i giovani e le giovani di oggi, di creare nuove imprese legate alle tradizioni più ancorate alla nostra terra, come quella da lei gestita o simili?

"Lavorare tra i vigneti, monitorare come crescono le piante, come rispondono nei diversi momenti della stagione, veder maturare i grappoli ti insegna a non perdere il contatto con la realtà e a capire che dobbiamo tutto alla nostra terra e che, proprio per questo, dobbiamo proteggerla. Credo che le nuove generazioni che stanno vivendo le drammatiche conseguenze del cambiamento climatico, stiano sviluppando più che mai questa consapevolezza. E molti stanno tornando a lavorare la terra, ad investire nell’agroalimentare, valorizzando i prodotti tipici locali, o nell’ospitalità, quella autentica. Ci stiamo giocando il nostro futuro e credo che i giovani lo abbiano capito". 

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