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La casina del dazio verrà alienata. Un diffuso rumor la vuole ceduta in pagamento di interventi stradali

In molti si domandano: Sarà un bene o sarà un male?

La casina del dazio verrà alienata. Un diffuso rumor la vuole ceduta in pagamento di interventi stradali.

Di certo le strade della Vetusta sono ridotte in uno stato che definire pietoso è un eufemismo. Ed è innegabile la necessità di procedere a una manutenzione che le riporti a una condizione almeno dignitosa. Ce ne vorrà, ma bisogna pur cominciare.

Ora il piano del Comune comporta cospicui investimenti nel settore. Così, quando pecunia deficit, si deve trovare il modo di pagare le imprese che effettuano quegli interventi necessari e improcrastinabili.

Si dice che il pagamento da parte dell’Ente avverrà in parte con denaro e, per la parte mancante, mettendo in gioco immobili a bassa rendita. Cessioni, trasferimenti… rinunce.

Nel caso della casina del Dazio, in cima a viale Zeffirino Faina, in prossimità del Cassero di Porta Sant’Angelo, la rendita era zero spaccato. Sebbene non mancassero richiese di acquisto. Una richiesta ben nota mosse dal titolare di un esercizio commerciale di prossimità che ne avrebbe fatto un deposito-magazzino. Ed era anche disposto a spendere per quel rudere cadente.

Ma le pretese economiche del Comune erano decisamente fuori mercato e la casina non venne venduta.

C’erano anche problemi di sicurezza e stabilità, tanto che quel piccolo immobile è da anni (malamente) transennato, data la caduta di pezzi di cornicione.

Ora la cessione, per coprire parte delle spese di manutenzione delle strade. Si dice che la valutazione si aggiri sui 60 mila euro. Tanti, pochi, chissà? Non sta a noi dirlo. Caso mai si può discutere sull’opportunità o meno di questa alienazione. Scelta confacente o errata? Nell’interesse pubblico, s’intende!

C’è chi la giudica incongrua. “Non era proprio possibile pensare a un recupero funzionale, dedicando quello spazio a un centro di documentazione storico-museale sul quartiere?”, commenta l’architetto Mauro Monella, residente del Borgo d’Oro, socio di Italia Nostra e urbanista di rango.

Il professionista fa peraltro notare che in aderenza a quell’immobile sta un giardino di ex lavatoi del liberty perugino. Insomma: i due elementi di una certa storicità avrebbero potuto egregiamente dialogare, valorizzandosi a vicenda.

Forse sì. Si poteva fare altrimenti. Ma è stato deciso di agire diversamente. Piaccia o dispiaccia ai cittadini amanti di storia e identità. Staremo a vedere cosa se ne farà. Se ci sarà spazio per demolizioni e rifacimenti o doverosa tutela di una facies, validata da un secolo e mezzo di vita.

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