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INVIATO CITTADINO A Splendori del Barocco s’incontrano due storici strumenti del Seicento

Un programma di grande raffinatezza. L’AGiMus di Salvatore Silivestro fa miracoli

A ‘Splendori del Barocco’ s’incontrano in felice sinergia due storici strumenti del Seicento per un programma di grande raffinatezza. L’AGiMus di Salvatore Silivestro fa miracoli.

Chiesa di S. Antonio abate. L’organo è quello del perugino Angelo Mattioli che lo costruì nel 1654. Restaurato in maniera esemplare da Eugenio Becchetti. Caratteristiche tecniche di lusso per canne, tastiera e pedaliera. Ma anche il contenitore è in legno intagliato e gessato, a imitazione del travertino. Un bianco uscito dalle mani dell’ebanista pisano Michele Buti. Suona divinamente sotto le dita veloci di Oreste Calabria.

Non da meno l’oboe suonato da Vladimiro Vagnetti. Si tratta di una copia perfetta di uno strumento di Jacob Denner, il cui originale è conservato al Metropolitan Museum of Art di New York. 

FOTO - A Splendori del Barocco s’incontrano in felice sinergia due storici strumenti del Seicento

La magnifica coppia esegue un repertorio di nicchia con autori come Pachelbel, Geminiani, Frescobaldi, Telemann, Couperin e Hertel. Musica per iniziati, non c’è dubbio. Ma capace di impressionare anche chi non abbia competenze particolari.

Vagnetti e Calabria sono peraltro direttore e vicedirettore del celebrato coro Libercantus.

Vagnetti è docente di fiati storici e si intende alla perfezione con Calabria, anche lui pluripremiato e portato alla direzione (impegnato anche nel Coro dell’Università), oltre che all’esecuzione.

Un concerto che ha riempito la chiesa in cui splendono gli angeli di Dottori. E aggiungo – cosa che può sfuggire ai più – che anche la volta stellata, fin sopra l’organo, è frutto dell’impegno paziente del Maestro dell’aeropittura. Un pittore da “farci vedere le stelle”.

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