Spigolature francescane nell'opera e nella vita di D'Annunzio: intervista allo storico Gian Biagio Furiozzi
Al via il convegno sul Podestà di Assisi Fortini e sul francescanesimo nella prima metà del Novecento organizzato dall’Istituto Internazionale di Studi Francescani
Comincia oggi un importante Convegno organizzato dall’Istituto Internazionale di Studi Francescani, sul Podestà di Assisi Fortini e sul francescanesimo nella prima metà del Novecento.
Un capitolo del prossimo libro di Gian Biagio Furiozzi, “Il Birillo Rosso” (che uscirà in autunno), si intitola "D'Annunzio e S. Francesco". Nell’opera, l’autore accenna anche al Fortini.
Siamo in grado di anticiparne i contenuti.
Gian Biagio, quale il rapporto fra il poeta Vate e il Santo serafico?
“Pur essendo ateo, donnaiolo e lussurioso, il poeta e aviatore Gabriele D'Annunzio - conquistatore di Fiume nel 1919 e suo Comandante fino al dicembre 1920 - ebbe una grande ammirazione per San Francesco”.
Come e quando dimostrò questa sua predilezione?
“Fu evidente in occasione di una visita che il Vate fece ad Assisi nel 1897, insieme ad Eleonora Duse. Come San Francesco si era definito “poverello di Assisi”, egli si definì ‘poverello d'Italia’”.
Sono riscontrabili influenze anche nel versante letterario?
“D’Annunzio, nel 1903, riprodusse l'eco del “Cantico delle creature” nelle “Laudi dell'Alcione”. Il concetto fu poi ribadito nel sonetto “Assisi”, dell'anno successivo”.
Quale il contenuto?
“Il Fraticello fu da lui considerato “il più italiano dei Santi, il più Santo degli Italiani” e per questo fu da lui assunto a protettore delle sue imprese militari, compresa quella fiumana”.
Altre influenze?
“D’Annunzio chiamò “Porziuncola” la prima sua abitazione a Cargnacco, e “San Damiano” una villetta all'interno del giardino”.
Dedicò anche dei versi citazionali a Francesco, vero?
“Quando volò su Pola, il 9 agosto 1917, scrisse questi versi: “Per Frate Vento che non ci avverserà... Per Frate Focu che non ci arderà... Per Suor Acqua che non ci annegherà... Eia, Eia, Alalà!”.
Quale la reazione del milieu francescano?
“I Francescani del Convento di Fiume simpatizzarono per lui, condividendone lo spirito sovversivo, tanto che si ribellarono alla Casa madre chiedendo tre cose: l’elezione dei propri superiori, il controllo delle finanze del Convento e il permesso di prendere moglie”.
Quale ci vuoi ricordare fra le tante provocazioni dannunziane?
“Il 14 novembre 1920, D'Annunzio incaricò l'aviatore fiumano Guido Keller di volare su Roma, a bordo di un biplano, e di lanciare su Montecitorio un pitale smaltato, con dentro un mazzo di rape e di carote, sul Quirinale sette rose rosse per la Regina e su San Pietro una rosa bianca, ma non per il Papa, bensì con una dedica “a frate Francesco”. A riprova della sua stima per il Poverello”.
Compì anche degli atti a favore della Comunità francescana, vero?
“Nel 1922, si adoperò perché lo Stato italiano restituisse il complesso della Basilica del Santo ai Frati Minori, soppressi nel 1866, scrivendo al ministro Giovanni Gentile e al Sottosegretario alle Belle Arti. La restituzione avvenne il 4 ottobre 1927. Sempre nel 1922, la stampa parlò di un suo possibile percorso da terziario francescano”.
Venendo a Fortini?
“D’Annunzio ebbe rapporti di grande amicizia con il professor Arnaldo Fortini, Podestà di Assisi, che chiamò ‘“il mio primo fratello in Santo Francesco’”.
La stima fu ricambiata?
“Esattamente. Fortini invitò il poeta a tenere un discorso ad Assisi, il 27 settembre 1925, in occasione del settimo centenario del Santo”.
La cosa ebbe luogo?
“D'annunzio non ci andò a causa delle polemiche che stava suscitando in tutta Italia la rappresentazione in teatro di una sua opera”.
Gian Biagio, ci stai rivelando un aspetto “religioso” del Vate finora sconosciuto...
“Aggiungo il fatto che il poeta fu per diversi anni in corrispondenza con Padre Pio, che aveva fatto il cappellano militare nella Grande Guerra”.