INVIATO CITTADINO Stefano Accorsi incanta Solomeo col suo 'Orlando' e scherza con l’amico Cucinelli
L’Ensemble Micrologus, un nome e una garanzia, sottolinea ed enfatizza senza prevaricare. Con una scelta rigorosamente filologica
Stefano Accorsi incanta Solomeo col suo Orlando e cazzeggia con l’amico Cucinelli. Uno spettacolo già ospitato al teatro del re del cachemire (nel marzo 2017), ma stavolta, pur mancando Baliani, c’è il valore aggiunto dei Micrologus.
Rubrica "Visti per Voi": al Cucinelli, Stefano Accorsi e Marco Baliani per “Giocando con Orlando”
Recensimmo quella versione nella rubrica teatrale "Visti per voi". È impossibile non tornare in argomento. Scrivemmo allora: “Spettacoli così se ne vedono pochi, quando intelligenza, cultura, divertimento vengono coniugati in maniera magistrale e perfettamente “digeribile”. Insomma: quei versi ci raccontano un eterno presente. Ovvero: non violentiamo il classico, ma ne recuperiamo l’assoluto, l’universale. Temi come l’amore, la gelosia, poesia allo stato puro”. Stavolta manca il “fool” magistrale di Baliani. Ma Accorsi fa tutto bene anche da solo.
Grande complicità tra i due, ossia Stefano e Brunello. E amichevole sfottò di Accorsi sul nome Brunello che, non a caso, è anche quello di un personaggio ariostesco. “Che però non si chiama Cucinelli”, scandisce l’attore e regista bolognese.
Avevamo visto la versione “Giocando con Orlando”, fatta insieme a Marco Baliani, responsabile anche della regia e dell’adattamento teatrale. Stavolta Accorsi ha proposto l’Assolo, in cui giganteggia, e gigioneggia, con straordinaria capacità attoriale. Corpo, voce, gestualità… tutto concorre a far vedere con gli occhi della mente una vicenda in cui amore e morte, eros e thanatos, amicizia e religione si incrociano e si alimentano di umanità.
Accorsi è splendido “narra(t)tore”. Perché proporre oggi Ariosto, come scrive Baliani, costituisce “impresa di cavalieri erranti, anzi… narranti”.
Lo spettacolo è così intenso e gioioso da costituire un prototipo di elevatissima qualità. Un esempio lampante di teatro colto, privo della supponenza di essere “pedagogico”. Ossia pedante e, in sostanza, noioso.
L’Ensemble Micrologus, un nome e una garanzia, sottolinea ed enfatizza senza prevaricare. Con una scelta rigorosamente filologica.
Il Festival Villa Solomei si sta ritagliando uno spazio sempre più prestigioso in àmbito teatrale e musicale. Non resta che ringraziare l’ultimo, e il più grande, dei mecenati che ha scelto di coniugare laboriosità imprenditoriale e cultura in un inscindibile binomio.
Parlando di letteratura, il Brunello di Ariosto è un nano. Venendo alla realtà, quello di Solomeo è un gigante.