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PERUGINERIE Quando i tedeschi provarono a rapinarci del sipario storico del Morlacchi, opera di Mariano Piervittori

Una curiosità storica ignota ai più

Quando i tedeschi provarono a rapinarci del sipario storico del Morlacchi, opera di Mariano Piervittori. Racconta il ritorno di Biordo Michelotti e propone una narrazione della città fra storia e idealità.

È risaputo che, durante l’occupazione tedesca, il teatro fu requisito e utilizzato per spettacoli riservati alle truppe germaniche. Avvicinandosi il fronte, tradizione vuole che i tedeschi in ritirata intendessero portarselo via. La difficoltà era però costituita dalle dimensioni veramente ragguardevoli. Nonché al peso consistente. Elementi che ne impedivano la maneggevolezza.

Ci provarono, ma l’operazione si rivelò ingestibile. Dopo averne tagliate le funi di attacco al graticcio, tentarono di tirarlo giù dal palcoscenico. Da qui la scelta di tagliarlo in 4 pezzi (cosa che fecero) e successivamente in strisce, da avvolgere in rotoli e portare. Salvo poi ricomporre la res furtiva, una volta portatala nella patria di Goethe.

Però le operazioni militari volsero al peggio e imposero una fuga precipitosa. I due soli militari rimasti, con un mezzo pesante, dovettero svignarsela alla svelta. Da lupi predatori, diventarono pecore in precipitosa fuga.

Da qui l’abbandono del prezioso cimelio che (opportunamente ricomposto) ancora fa mostra di sé nelle occasioni speciali del maggior teatro perugino. Come nel caso della restituzione alla città del Morlacchi rinnovato. 

Il Morlacchi come non l’avete mai visto. Una riconsacrazione del tempio laico della cultura cittadina

All’atto della liberazione, gli Alleati e i perugini trovarono le porte del teatro spalancate e i pezzi di tessuto dipinto trascinati e sparpagliati davanti a Palazzo Bianchi, in piazza Morlacchi.

Come si risolse la questione dei tagli? Quelle strisce furono consegnate alle monache di Porta S. Angelo (quelle di Santa Caterina o della Beata Colomba: non è dato sapere con esattezza). Le suore, con “santa” pazienza, fra un intoppo e una preghiera, provvidero a ricomporre quel sipario che ancora vediamo nella sua trionfante bellezza. Ripresero e ricongiunsero le trame con precisione assoluta. E il lavoro di ricostruzione fu effettuato alla perfezione, tanto che è ancor oggi difficile distinguere il rammendo.

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