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Siccità, caos indennizzi. La denuncia di Cia: "Risarcimenti ridicoli, c'è chi ha speso di più per richiederli"

L'associazione di categoria suona la carica: "Dal Governo arrivino più garanzie anche per fronteggiare i danni del maltempo di queste ultime settimane"

C'è chi ha speso di più per fare la domanda rispetto a quanto la Regione gli ha dato di risarcimento, chi ha ottenuto poco più di 200 euro di indennizzo a fronte di un importo ammesso a risarcimento di oltre 14mila euro, chi se ne è visto recapitare 15 a fronte dei quasi mille attesi. E se la siccità, denuncia Cia Umbria, non lo ha fatto, è stata la "burocrazia" a dare il colpo di grazia alle aziende agricole umbre. "Risarcimenti vergognosi" li chiama l'associazione di categoria "che spingono a gettare la spugna e cambiare mestiere, piuttosto che a rimboccarsi le maniche e chiedere inutilmente lo stato di calamità naturale".

Gli indennizzi sono relativi alla lunga siccità verificatasi nella primavera del 2017. "Sono state circa 2500 le domande inoltrate e ammesse dagli imprenditori agricoli umbri che avevano subìto perdite di prodotto e reddito, e poco meno di 250 quelle respinte, per una spesa totale sostenuta di 541.163 euro, pari solamente all’1,5% dei danni conteggiati dalle aziende agricole, che ammontavano in totale a circa 35milioni di euro" spiegano ancora da Cia che definiscono la situazione "grottesca e imbarazzante, se pensiamo che per inoltrare la domanda di risarcimento danni ogni azienda agricola spende 50 euro e in risposta riceve un indennizzo addirittura inferiore".

E gli esempi portati dall'associazione sono diversi: un’azienda di Spoleto con un importo ammesso di 2.354 euro e un contributo concesso di 36,65 euro. O ancora, l’azienda di Campello sul Clitunno con un importo danni accertato di 14.600 euro e un indennizzo ottenuto di appena 228 euro. Anche dove i danni sono stati tali da raggiungere 116.218,64 euro, un’azienda di Perugia nello specifico si è vista recapitare un ‘cadeaux’ di 1.809,55 euro. Infine, c’è anche chi ha chiesto un rimborso minimo, come l’azienda di Bevagna, per 965 euro e ha ottenuto un risarcimento ‘tragicomico’ di 15,03 euro, buoni per giocare qualche schedina al Superenalotto, magari vincere e cambiare mestiere".

“Se questo è l’andazzo, - afferma il presidente Matteo Bartolini - noi di Cia Umbria ci chiediamo se vale davvero la pena affrontare gimkane burocratiche per richiedere lo stato di calamità naturale, attendere circa due anni per i risarcimenti e vedersi alla fine riconoscere cifre che hanno del carnevalesco e che fanno male, oltre che al bilancio aziendale, anche alla dignità dei nostri imprenditori agricoli”.

“Chiediamo, a conti fatti, che la Regione Umbria assieme alle associazioni reclami più garanzie dal Governo e un adeguato finanziamento del Fondo di Solidarietà Nazionale, anche a seguito dei danni causati dal maltempo negli ultimi mesi e per i quali è stato convocato di recente anche il Tavolo Verde regionale, prima di dichiarare lo stato di calamità naturale, presentare le domande delle aziende agricole, ed evitare a monte oltre al danno anche la beffa”.   

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