Perugia, chiude il dormitorio, parchi e panchine si animano nella notte dei bivacchi dei senza tetto
Con l'arrivo dell'estate ricompare un fenomeno che la rete di solidarietà aveva attenuato fino alla quasi sparizione
A Perugia era raro vedere senza tetto, con il loro armamentario di cartoni e coperte per proteggersi dal freddo della notte, aggirarsi per la città in cerca di un posto tranquillo e sicuro dove passare la notte. Questo grazie a una rete di assistenza molto ampia che garantiva pasti e un posto dove trascorrere la notte in un letto e al riparo.
Da un paio di settimane, dall’inizio di giugno per la precisione, ci sono alcuni luoghi della città che si sono riempiti di persone senza dimora che compaiono nel tardo pomeriggio, si sistemano su panchine, anfratti e ripari naturali, dove stendono cartoni e coperte, raggruppando quelle poche cose personali che possiedono, preparandosi a trascorrere la notte all’aperto.
Il fenomeno è molto contenuto, in termini numerici, ma che aggrava una condizione di marginalità sociale e di povertà. Le strutture di accoglienza, con la fine della brutta stagione (anche se in queste ultime settimane la pioggia ha accompagnato quasi ogni giorno la vita di tutti) in cooperazione con il Comune di Perugia chiudono. La mancanza di fondi taglia l’assistenza e i posti per l’accoglienza notturna di donne e uomini in difficoltà. La struttura di via del Favarone ha sempre chiuso i mesi di luglio e agosto, la mensa Caritas funziona tutto l’anno, così come le strutture d’accoglienza dell’organismo della Conferenza episcopale.
Fatto salvo il principio di autodeterminazione, cioè la persona bisognosa deve voler essere aiutata e spesso rifiuta l’aiuto, ma sono sotto gli occhi dei cittadini i bivacchi notturni in alcune zone della città.