Quell'iscrizione romana nella chiesetta di San Sisto documenta un amore, capace di andare oltre la vita
La nota studiosa Maria Carla Spadoni, esperta in epigrafi romane e con all’attivo un notevole numero di pubblicazioni scientifiche, regala ai lettori di Perugia Today una ghiotta anteprima
La nota studiosa Maria Carla Spadoni, esperta in epigrafi romane e con all’attivo un notevole numero di pubblicazioni scientifiche, regala all’Inviato Cittadino e ai lettori di Perugia Today una ghiotta anteprima. L’occasione è fornita dalla pubblicazione, sul nostro giornale, di un mio servizio relativo alla necropoli etrusca di Centova, della quale abbiamo riportato un reperto lapideo, inserito nella vecchia chiesina di San Sisto.
Carla Spadoni ne ha studiato l’epigrafe, ora in fase di pubblicazione. Scrive: “Ti invio in allegato la scheda di Supplementa Italica Perugia (di cui ho appena finito di correggere le seconde bozze) relativa alla iscrizione murata sulla chiesetta di S. Sisto: è una anticipazione perché è ancora inedita”. Aggiunge: “Nell'ambito del lavoro, l’archeologa Luana Cenciaioli si è occupata dei rinvenimenti della zona”. Ma veniamo all’interessante contenuto che pubblichiamo in esclusiva.
La descrizione: Stele parallelepipeda in travertino. Lo specchio epigrafico ribassato è riquadrato da un listello. È sormontato da un timpano triangolare modanato da listello e cornice a gola rovescia; lo spazio interno, ribassato, è decorato con fiore a cinque petali. Negli spazi acroteriali, due cerchi in cui sono inscritti fiori a sei petali. Tutta la superficie è lavorata a gradina; in alcuni punti si presenta molto consunta, soprattutto nella parte inferiore, grossolanamente sbozzata; sono presenti scheggiature varie, in particolar modo sugli spigoli”.
Ma da dove proviene? “La provenienza è sconosciuta. Il manufatto “da sempre” è murato come reimpiego sulla parete esterna della primitiva pieve di campagna, che risalirebbe circa al 1300, facente corpo con l’attuale chiesa dell’Annunciazione a S. Sisto, in via Virgilio 64. Probabilmente (stando a quanto riferito dall’attuale parroco) è tornata visibile in occasione di alcuni lavori di restauro durante il vescovado di Lambruschini, negli anni ’80-90 del secolo scorso”. Per la datazione: “Formulario e paleografia orientano tra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del II sec. d.C”.
Ecco l’iscrizione inedita: “D(is) M(anibus) Aufidiae Fortunatae L(ucius) Aufidius Iustus lib(ertae) et coniugi b(ene) m(erenti)”. Tralasciando i tecnicismi, basti dire che si tratta di una Iscrizione, posta dal marito alla propria moglie e liberta o conliberta della gens Aufidia. Lucio Aufidio intende ricordare i pregi della consorte, che ha “ben meritato” nella loro vita insieme. Gli dei Mani (nominati all’inizio) erano le anime dei defunti alle quali si doveva devozione. Insomma: una iscrizione che documenta un amore coniugale, capace di andare oltre la vita.