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Martedì, 16 Aprile 2024
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INVIATO CITTADINO La scala (Im)mobile del Pellini non riapre: c’è chi la butta in satira

I perugini rilanciano le "cartocciate" (cartigli) del Bartoccio

La scala (IM)mobile del Pellini non riapre… e c’è chi la butta in satira. Il Bartoccio dà la sveglia ai Perugini.

La cittadinanza è irritata, ma i più risentiti sono proprio residenti e commercianti di via dei Priori e dintorni. Hanno – come si dice – il dente avvelenato, tanto che, proprio da questo gruppo di “danneggiati”, parte la stravagante iniziativa, tradotta in testo e fumetto densi di ironia. Che, com’è noto, costituisce l’ingrediente di base della satira più feroce. Specie in tempo di carnevale, richiamando i “cartocci” (cartigli) della maschera perugina del Bartoccio.

I contestatori lo fanno con stile, sebbene leccandosi le ferite. Ma ormai il limite della ragionevole sopportazione è stato di gran lunga superato.

Quando l’arte prende l’abbrivio dalla realtà e gioca a buttare in commedia perfino la tragedia. Ché tale è ritenuta, anche in termini di danni (morali e materiali), la tardiva, labirintica, e fin qui mancata riapertura di quella fondamentale infrastruttura.

Quali ne siano le ragioni, il fatto è che, sul fronte scale mobili del Pellini, nulla si muove. Non si tratta dell’aureo principio “quieta non movēre”. Ma – dicono “apertis verbis” i numerosi contestatori – di mera incapacità organizzativa e funzionale.

E veniamo alla vignetta. La satira impone che gli ardimentosi “scalatori” di quella scalinatona (più erta della “scalinatella longa longa”) vengano effigiati in veste di alpini. La notizia è data – con palese riferimento a una testata locale – ossia sulle colonne de “Il Portiere dell’Umbria”.

La notizia: “Sei alpinisti che hanno programmato la scalata dell’Everest hanno deciso di completare gli allenamenti necessari per affrontare l’impresa… a Perugia”.

La graffiante didascalia prosegue: “Il percorso di allenamento è la scalinata che unisce via Pellini a via di Priori-area ex scala mobile, ormai in ‘disuso’”.

Ovvio il riferimento all’impossibilità di utilizzare la struttura con l’espressione “in disuso”.

Insomma, quella scala mobile è diventata IMMOBILE. Paradigma di staticità assoluta, marmorea, cadaverica.

Prosegue la satira sanguigna: “Più clamorosa è la scelta di due ‘giovani di sostegno’ all’impresa sportiva”. Trattasi di “Perugini residenti in via P. Pellini che, avendo da due anni percorso più volte al giorno la ‘scalinata’, per esigenze di lavoro, hanno acquisito le qualità idonee all’arrampicata”.

Come dicevano i nostri padri, “In cauda venenum”, dato che lo spiritoso e provocatorio manifestino si chiude con la frase: “Entusiasmo tra gli operatori del Centro per questo unico e imprevisto segnale di VITA”.

Insomma: una protesta espressa in forma civile, ma inequivocabile. Da parte di persone che tanto si sono adoperate, individualmente e in forma associativa, per il rilancio e la sopravvivenza di questa importante zona della città. Insomma: protestare… per non morire. O forse si muore anche protestando? Arrivando dall’attivismo al rigor mortis? Speriamo di sopravvivere.

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