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Sant'Ercolano, celebrando il patrono attraverso le parole dell’indimenticabile monsignor Elio Bromuri

Celebrando Ercolano attraverso le parole dell’indimenticabile monsignor Elio Bromuri, che per tanti anni fu rettore della chiesa ottagonale del patrono, manifestandosi sempre come vigile e coltissimo custode della sua figura

Celebrando Ercolano attraverso le parole dell’indimenticabile monsignor Elio Bromuri, che per tanti anni fu rettore della chiesa ottagonale del patrono, manifestandosi sempre come vigile e coltissimo custode della sua figura. Don Elio ebbe tre amori. Il primo fu la chiesa di Ercolano, in cui vissero i suoi genitori che si presero cura di tenerla pulita, di custodirla, di svuotare dal pavimento l’acqua che risaliva a catinelle.

Il secondo amore di don Elio fu la Cappella universitaria di Palazzo Murena, restituita al culto nel 1958, ad opera del grande Rettore Giuseppe Rufo Ermini (stasera alle 19:15 la liturgia di don Paolo Giulietti). Il terzo amore fu il suo studentato, l’“Ostello di don Elio” tout court, dove il sacerdote visse a lungo e dove conobbe la fine dei suoi giorni terreni.

Quando si preparava la festa del santo, don Elio si attivava, tirava fuori il seicentesco busto bronzeo di Ercolano (che contiene anche reliquie) e lo sistemava con la cura riservata a un bambino. Lo posizionava, lo osservava, lo accarezzava. Mi piace, dunque, proporre ai lettori di Perugia Today una foto finora inedita che mi premurai di scattare qualche anno fa, non immaginando quanto sarebbe divenuta preziosa e rara.

Ritrovo fra i miei appunti  anche un suo intervento, quando don Elio dichiarò: “Una doppia valenza per ricordare che Perugia ha scelto Ercolano non solo come defensor civitatis, ma anche come difensore della tradizione culturale di un popolo orgoglioso della sua identità”. Il direttore del settimanale diocesano “La Voce” rimarcava:  “La città intera e l'Università, in questo giorno, celebrando il proprio Patrono, esaltano anche la propria civiltà, che ha radici antiche, e riflettono sulla necessaria assunzione di responsabilità nei confronti del futuro”.

“Il ricordo di sant'Ercolano e della vicenda che ha riguardato il popolo perugino – affermava don Elio – arricchisce e allarga lo spazio della comprensione e del valore di Perugia”. “Una festa da celebrare – concluse – con sobria solennità”. Ecco: una sobrietà solenne, quale si addice al popolo perugino, capace di conservare grandi valori. Oggi più che mai c’è bisogno dell’insegnamento morale e spirituale (ma anche storico, filosofico e teologico) di don Elio Bromuri. E mi piace perciò ricordarlo insieme alla comune devozione verso Ercolano con le sue stesse parole.

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